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venerdì 1 agosto 2014

Libro in valigia

Mi lavo con acqua calda -
il bagno del mattino
riempito fino all'orlo
(Santoka 1882-1940)


Altro libro da mettere in valigia è forse quello più zen di tutti quelli consigliati finora ma, attenzione, non racconta né di monaci né di Giappone. Si tratta del "Saggio sul luogo tranquillo" di Peter Handke, breve e incisivo come uno haiku, ma scritto da un grande scrittore occidentale (ed. Guanda, tradotto da Alessandra Iadicicco, € 13)
Mi è stato detto, da chi mi conosce bene, "Non puoi non leggerlo". L'ho fatto, e mi si è spalancato un mondo pieno di suggestioni, di letture da fare, di fili da seguire, di cose da approfondire. 

Non vi dirò molto di più, non mi dilungherò su come l'autore si rifugi nel bagno - sì proprio lì - e lo riconosca come "il" Luogo Tranquillo, quello a lettere maiuscole, ci dice. Lungo una vita, di bagni se ne vedono tanti e li consideriamo esclusivamente limitati all'uso per il quale sono stati pensati, trattandosi di luoghi "funzionali" e nulla di più. Solo un grande intellettuale come Handke riesce a ricostruire se stesso, analizzandosi e raccontandosi al lettore attraverso l'osservarsi nei bagni da dove è passato da giovane ragazzo insicuro o da uomo fatto e problematico. Lo fa "da fuori", come l'angelo de "Il cielo sopra Berlino" di Wim Wenders - Handke firmó la sceggiatura (leggi scheda film) - che poggiava sulla spalla di un uomo avvilito la sua mano impalpabile ma protettiva. Angelo di se stesso, Handke si rivede bambino nel bagno luminoso e trascendente del nonno o in quello dell'università. Con Handke ci rifugiamo in bagno per una pura ricerca esistenziale trovando, finalmente, protezione dagli altri e dai nostri fantasmi, sospensione dalle cose quotidiane, silenzio e solitudine. Ci accovacciamo tra i sanitari, ricordiamo le tracce dei mozziconi di sigaretta spenti sullo sciacquone, ci chiudiamo dentro il nostro Luogo Tranquillo che sia di un collegio o di un treno, in Carinzia o in Portogallo.
Tanto fuori c'è il resto del mondo che ci rassicura con le sue amate voci lontane. 

E allora, passo parola e vi dico anche io: "Non potete non leggerlo".


(luogo tranquillo a lettere minuscole)

Altri libri da mettere in valigia? QUI, QUI e QUI.







     

giovedì 12 maggio 2016

Lingotto

Ho del riso
dei libri
e persino del tabacco
(Santoka 1882-1940)


Quelli come Santoka, a cui bastano poche cose nella vita, sono quasi tutti qui al Salone del Libro. Posso dire di conoscerli uno per uno e che mi piacciono tutti? So che si aggireranno in cerca dello stand di questa o quella casa editrice, affolleranno gli incontri con l'autore, sbricioleranno un pezzo di panino sulla maglietta, lo zainetto da cui esce la bottiglietta d'acqua e che non si chiude, giacca a vento annodata ai fianchi. Sono persone interessate, civili, quelle che non ti fregano in fila. Una popolazione possibile di un'Italia possibile che sembra essere racchiusa tutta qui, che si è data appuntamento in questi giorni al Lingotto di Torino. 
Sì, posso proprio dire che conosco ognuno di loro. 

È ancora presto e il Salone deve ancora ufficialmente iniziare, ma non per me. 

Sono già dentro il Lingotto, l'ex fabbrica sede di questo grande incontro tra tutti noi, dove ancora le antiche fatiche se ci pensi un attimo riesci a immaginarle, ecco la linea, senti il clangore, la pista per le automobili da provare, basta alzare lo sguardo e vedi le sue eleganti volute di architettura industrial vanvitelliana, gli uffici, le entrate, le uscite, i dialetti mischiati e urlati come per lo sciopero, stasera si va a ballare che mi piaci, qualcuno mi sostituisce che mi fa male, mi manca la sicilia, la calabria, mi manca casa, oggi è il suo compleanno e sono qui.
Ascolta.

Fra poco si apre, si comincia, attaccherà il solito brulichio sonoro. Ho dei libri, caro Santoka, e amo i luoghi che mi parlano come quello dove sono adesso. Porto con me questo piccolo saggio di Handke per un incontro dove sono invitata. Ho in borsa anche "L'architettura della città" di Aldo Rossi , "Al giardino ancora non l'ho detto" di Pia Pera, "Il posto" di Ernaux.  Sono luoghi da "sentire" e non da visitare. 
Un po' come questo dove sono, dove siamo noi.


(Il mio luogo tranquillo)








martedì 24 maggio 2016

Austria

Il sole del mattino -
scintillando si leva
su boschi di brina
(Iida Dakotsu 1885-1962)



Oggi una grande vittoria verde in Austria, vince il professore ecologista Van Der Bellen!
L'Austria torna nella lista dei Paesi dove posso di nuovo, e serenamente, recarmi in vacanza un giorno, ed esce di diritto dall'elenco dei Paesidovenonvado.
Non ho intenzione di recarmi in Turchia o in Ungheria, esempi di paesidovenonvado, ovvero quelli che hanno fatto passi indietro in materia di diritti civili come l'Egitto (e pazienza per le piramidi che non ho mai visto), o quelli ghetto, con i resort attaccati a slum dove sniffano colla. No, non ci vado. La Svizzera con le sue banche confortevoli come centri estetici può stare dove sta e se vince Trump guarderò solo i film. Quella dei Paesidovenonvado è una strana lista, in fieri, si entra e si esce, basta un piccolo segnale di cambiamento, di apertura e cambia l'elenco.

Quindi oggi festa! Grandi passeggiate per boschi di brina austriaci, alte montagne, wurstel e birra! 

L'Austria. Il suo "ordine" e la sua "vivibilità" tornano valori e non più obiettivi per reazionari coi bicipiti tatuati con svastiche, e quei pantaloncini di cuoio e le stelle alpine di latta, mi appaiono, oggi, anche tollerabili.
E allora grande festa! Invitati Freud, Klimt e poi Schnitzler, Musil, Bachman,Werfel, Handke, Rilke... Per la musica? Mozart!


(Felicità verde)

mercoledì 19 dicembre 2018

Gesti di poco conto


Restando fedele
a ciò che mi è caro e che è la cosa più importante,
impedendo in tal maniera che si cancelli con gli anni,
sentirò poi forse
del tutto inatteso
il brivido della durata
e ogni volta per gesti di poco conto
nel chiudere con cautela la porta,
nello sbucciare con cura una mela,
nel varcare con attenzione la soglia,
nel chinarmi a raccogliere un filo.
(Da "Canto alla durata" di Peter Handke, trd. Hans Kitzmüller)

La foto di un ministro, un Ministro degli Interni, con un malavitoso allo stadio. Sono ritratti insieme, la stretta di mano tra i due, virile, e i sorrisi, la tenuta da tempo libero, il piumino, i pantaloni sportivi, la sciarpa della squadra del cuore... In tasca, presumo di entrambi, uno smartphone per twittare.
Nessuna smentita, nessuna distanza, nessuna scusa per quella stretta di mano, per quella incredibile affabilità. Solo una foto.
gesti di poco conto 
La sfrontatezza di considerarli proprio questo, "gesti di poco conto", e di sentirsi sempre nel giusto, rappresenta quello che sta accadendo e che va dal mio vicino, che abbandona il frigo rotto sotto casa, fino a quei due allo stadio.Si potrebbe definire"sovranismo individuale". 


(sovranismi)



venerdì 11 ottobre 2019

Nobel


Il canto della durata è una poesia d'amore.
Parla di un amore al primo sguardo
seguito da numerosi altri primi sguardi.
E questo amore
ha la sua durata non in qualche atto,
ma piuttosto in un prima e in un dopo,
dove per il diverso senso del tempo di quando si ama,
il prima era anche un dopo
e il dopo anche un prima.
(Dal "Canto della durata" di Peter Handke)

Un poemetto sul concetto di durata, l'entità che permette a ciò che viviamo di non sfocarsi.
L'andirivieni nel tempo in forma romanzo.
Questa mattina mi sento un poco più felice, so che il Nobel è tra le mani di due compagni di vita. La nostra. 





martedì 23 settembre 2014

Piccola buona notizia

Ah! Se tutti i giorni
mi sentissi così bene 
come dopo il bagno!
(Ryōkan 1758-1831)


I nostri poeti in cammino, primi cantori dei "nonluoghi", avrebbero sicuramente apprezzato l'iniziativa del gruppo Ferrovie Italiane che sta cedendo, gratuitamente, stazioni in disuso a chi le riqualifichi, restauri e progetti per esse attività socio-culturali (notizia QUI e QUI).
La notizia avrebbe fatto felici Issa, Santoka, Bashō e tutti i monaci zen che giravano su e giù per il Giappone (vedi le loro storie sul blog). Quanti haiku dedicati alle piccole soste, agli incontri casuali, alla solitudine di chi viaggia, al piacere di un po' di riposo o di un "bagno" caldo nelle stazioni termali giapponesi, annotati anche da Santoka o da Ryōkan! 

Piccola, ma buona notizia.

(Matera. Che dirvi? A me questo vecchio ponte ferroviario sul nulla...non mi dispiace affatto!)




A proposito di bagno, mi scopro avere dedicato a questo sacro luogo ben due post. Uno sulle terme giapponesi, gli onsen, con uno haiku di Santoka divertentissimo QUI , e il secondo sul "Saggio sul luogo tranquillo" di Peter Handke, che ancora vi consiglio, QUI

lunedì 14 novembre 2016

Fortuna

Dalla stanza
al bagno caldo;
prima pioggia invernale.
(Issa 1763-1827)

Sembra proprio che a Perugia ci sia andata con Issa!

Dei viaggi che faccio, per lavoro o per piacere, la sopresa più grande risiede nella camera d'albergo. Quello che vedrò - monumenti, persone, arte e piatti tipici - lo colloco in una casella mentale a parte, è la camera la "prima" delle sorprese. Come sarà? Che odore avrà? L'armadio, il cuscino, il letto con il materasso, la stampa alla parete, i cassetti che non aprirò mai, il fon e i campioncini con la cuffia trasparente, la cartellina sullo scrittoio in stile, ci sarete tutti ad attendermi?
La 112 dell'Hotel Fortuna di Perugia è spaziosa, forse freddina, ha il frigo bar e prese ovunque e dalla seduta del gabinetto, esattamente di fronte e ad altezza occhi, si apre una finestrella quadrata sul paesaggio. Nella 112 c'è una seconda televisione ma a circuito aperto, dal tubo catodico infinito, con HD dei migliori. Il canale è unico ma cambia da solo.

Nota
Amo il bagno e il suo raccoglimento, quasi come Peter Handke, clicca e leggi QUI

mercoledì 21 dicembre 2016

5 libri di poesia - Natale 2016

Ho del riso
dei libri
e persino del tabacco
(Santōka 1882-1940)

Questa è la lista natalizia dei libri che metterei sotto l'albero di coloro che mi leggono, l'ho stilata facilmente, è bastato pescare dalla mia libreria. Badate, però, è una lista incompleta, fatta al volo, e sempre, inesorabilmente, in perenne costruzione.
E' questa, e ve la illustro con gioia, ed è tutta poetica.
Sono cinque testi che amo, vecchi, nuovi, non importa, tra i grandi autori mi permetto di aggiungerne uno più "piccolo", nella "mia" lista. E impilando i libri per la foto scopro una caratteristica comune ai cinque testi: il tempo.


- Mark Strand "L'inizio di una sedia", Donzelli (trad. Damiano Abeni)
E' il tempo di una giornata. Ovvero della possibilità di osservarla attraverso le sue ore, una dopo l'altra.
Serenità o disperazione? Per me Strand è come se avesse un passo leggero, lo immagino, tra le persone o le cose, felpato. Ma è il suo sguardo distante a colpirmi.

Era l’inizio di una sedia;
era il divano grigio; era i muri,
il giardino, la strada di ghiaia; era il modo in cui
i ruderi di luna le crollavano sulla chioma.
Era quello, ed era altro ancora; era il vento che azzannava
(...)


Antologia palatina. Tutte le poesie d'amore, a cura di Guido Davico Bonino, Einaudi
E' il tempo eterno.
Possibile che questo qui, morto nel 300 a.c. e passa, provi tutto questo...amore? Come quello nostro, qui, che proviamo noi oggi? Possibile che il suo sentire sia il mio, il suo sospiro sia il mio, il suo desiderio identico al mio?
E prendono vita, leggendoli, autori antichi e persi nel tempo e ogni epigramma restituisce al suo autore capelli, odore, sapore, occhi.

Ora sei bello, che hai per chi t'ama l'età. Ma se pure
sposi, Diodoro, non ti lascio mai


- Peter Handke "Canto alla durata", Einaudi
E' il tempo sospeso. Una meditazione  filosofica in forma di poemetto:

(...)
e mi venne così di descrivere
la sensazione della durata
come il momento in cui ci si mette in ascolto
il momento in cui ci si raccoglie in se stessi
in cui ci si sente avvolgere
da cosa? da un sole in più,
da un vento fresco,
da un delicato accordo senza suono
in cui tutte le dissonanze si compongono e si fondono insieme.
“ci vogliono giorni, passano anni”
Goethe mio eroe
e maestro del dire essenziale,
anche questa volta hai colto nel segno:
la durata ha a che fare con gli anni

con i decenni, con il tempo della nostra vita
(...)


- Guido Gozzano, Tutte le poesie, Einaudi
E' il tempo passato, irrimediabilmente passato anche quando lo si vive.
Il tempo di farfalle. E di acciottolìo, di ricordi, di manine, di confetterie. Il grande temperamento costretto nel fisico fragile, la morte a soli trentadue anni

Un fluido investe il torace, frugando il men peggio e il peggiore
trascorre, e senza dolore disegna su sfondo di brace

e l'ossa e gli organi grami al modo che un lampo nel fosco
disegna il profilo d'un bosco, coi minimi intrichi dei rami
(...)

E poi il viaggio in India all'inizio del novecento, già malato, e ancora la sceneggiatura di un film.
Un eterno ragazzo che mi ha insegnato ad amare la vita e la morbidezza voluttuosa delle parole.


- Francesco Targhetta "Perciò veniamo bene nelle fotografie" ISBN
E' il tempo "precario", quello trascorso nei call center e al bar per l'aperitivo.
Il tempo della giovinezza come per i tanti eroi minimi che vediamo in giro aggrappati al telefonino, con il tatuaggio e lo sguardo triste o quelli che partono, se ne vanno via, sogni e specializzazioni in tasca

.  senti, come una pioggia,
dall'auto e il finestrino abbassato,
il sapore del pino e della gaggia
mescolarsi al tarassaco di marzo,
al bicarbonato, al denso smog
screpolato sui muri
e su case con parabole in terrazzo,
        e poco vale leggere
pubblicità per averne indicazioni
sulla propria dispersione, perché
siamo dappertutto, ma più che altrove
nei bar per gli immigrati, in cabine
telefoniche reduci di guerra,
negli aerei di compagnie low cost
che falliscono nel pieno di un volo,
e ci sovrastano, a qualunque ora,
facendo angoli di quaranta gradi
   con i nostri tragitti provinciali -
ma essere fiacchi è un lavoro per altri,
che a farlo ci troveremmo spacciati,
come gli uccelli contro le barriere
                   lungo le tangenziali.
Perciò percorri queste praterie
di outlet e benzinai self service:
per andarti a conquistare, al di là
di quaranta chilometri
             di frazione secessioniste,
uno spazio per caso svuotato
da una prof ruzzolata dal bus.
-