martedì 9 gennaio 2018

Poesia


Duemiladiciotto               -
Millenovecentottantotto  =
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                                     trenta

Trent'anni di operazioni non in cifre,
in lettere. Mai tornano i conti a Nicola
Crocetti, non lo amano i numeri.
Ma le lettere, oh le lettere dell'alfabeto sì.
Lo inseguono come i topi il pifferaio
di Hamelin, come il mare Ulisse,
come gli invitati lo sposo
e la sposa, come le api i fiori,
come i poeti l'amore il dolore.
("Come il mare Ulisse" di Vivian Lamarque)



Festeggio i trent'anni di Poesia, la rivista sempre uguale eppure sempre nuova. 
Fuori moda come il vecchio golf o il caffé all'angolo, sempre lo stesso e mai rimodernato ma che rende unico quel pezzo di strada altrimenti banale. 
Ogni numero una scoperta poetica, una storia che non conoscevo o la foto sorprendente di un viso. 

Al suo fondatore a cui mai tornano i conti, e a tutte le firme di Poesia, i miei auguri.







lunedì 8 gennaio 2018

Grandi proposte


pieno di mosche
nel paese immobile
diluita dimentica
la fase precedente
si dividono in 
lupi
nella gabbia e
sciacalli
intorno strillano
la fine della
non fa niente
senza attesa
né che mai più le ri
vedrò
(Nanni Balestrini)

Le grandi proposte di ogni campagna elettorale, una su tutte quella di ieri, sull'abolizione delle tasse universitarie (QUI)

Nel paese immobile, ripenso al vecchio ministro Tommaso Padoa Schioppain carica solo paio d'anni nel governo Prodi. 
Il suo frainteso e sbertucciato monito: "Le tasse? Bellissime! Un modo civile di contribuire ai servizi"  è, da allora, il mio mantra.


(Made in Italy)



giovedì 4 gennaio 2018

Nel mio paese

Leggeri ormai sono i sogni,
da tutti amato
con essi io sto nel mio paese,
mi sento goloso di zucchero;
al di là della piazza e della salvia rossa
si ripara la pioggia
si sciolgono i rumori
ed il ridevole cordoglio
per cui temesti con tanta fantasia
questo errore del giorno
e il suo nero d’innocuo serpente

Del mio ritorno scintillano i vetri
ed i pomi di casa mia,
le colline sono per prime
al traguardo madido dei cieli,
tutta l’acqua d’oro è nel secchio
tutta la sabbia nel cortile
e fanno rime con le colline

Di porta in porta si grida all’amore
nella dolce devastazione
e il sole limpido sta chino
su un’altra pagina del vento.
(Nel mio paese di Andrea Zanzotto)


Nel mio paese si protesta perché i sacchetti della spesa, quelli biodegradabili, costano 2 centesimi mentre quelli di plastica sono gratis, e quindi sono molto meglio e chissene frega se inquinano.
Nel mio paese per protestare si seguono hashtag molto fichi. E se hai qualche dubbio, o sei maschilista o stai con le banche.
Nel mio paese gli ultra sessantenni in pensione, ma consulenti, parlano di lavoro sui giornali. I giornalisti alla page scrivono libri sui figli.
Ma tanto nel mio paese si legge poco. Meno di un libro l'anno. Allora, nel mio paese, facciamo che vale tutto come leggere gli sms o gli status su FB.
Si, noi facciamo che vale tutto.


(una pagina di vento)

       

mercoledì 3 gennaio 2018

Insegnamenti



Le poesie vanno sempre rilette,
lette, rilette, lette, messe in carica;
ogni lettura compie la ricarica,
sono apparecchi per caricare senso;
e il senso vi si accumula, ronzio
di particelle in attesa,
sospiri trattenuti, ticchettii,
da dentro il cavallo di Troia.
(La poesia di Valerio Magrelli)


L’ho incontrato casualmente sotto casa sua in un pomeriggio torrido di fine estate.
“Ho un problema” mi dice “Un mezzo casino con le tubature di casa”
Quelle ostruzioni di detriti, quei piccoli cumuli nel buio dei tubi erano roba da levargli il sonno, pensai. Uno come lui, alla ricerca del nitore perfetto e che lucida le sue parole di metallo, una per una. Starà malissimo.
“Sai che compio sessanta anni?”
Dalle tasche dei pantaloni corti spuntavano la testa di una pinza e la punta a stella di un cacciavite. 
Gli attrezzi del poeta.

(nature e venature)

martedì 2 gennaio 2018

Haiku del 2 gennaio


Un filo di fumo
disegna adesso
il primo cielo dell'anno
(Issa 1763-1828)


Gli ultimi petardi stanno esplodendo anche adesso, sento gli scoppi ritardati che rompono la quiete di un 2 gennaio qualsiasi. Altrove, proiettili vaganti travestiti da fuochi d'artificio, continuano a marcare il territorio. 
Tutte le città del mondo non vorrebbero essere disturbate. 
I tappi di sughero, i sigilli di fil di ferro incastrati tra i sampietrini, resti di micce esplose come desideri, giacciono sull'asfalto. 


(primo cielo)

domenica 31 dicembre 2017

2018


Il pugno stretto intorno al mio cuore
si allenta un poco, e io respiro ansioso
luce; ma già preme di nuovo.
Quando mai non ho amato
la pena d'amore? Ma questa si è spinta

oltre l'amore fino alla mania. Questa
ha la forte stretta del demente, questa
si aggrappa alla cornice della non-ragione, prima
di sprofondare urlando nell'abisso.

Tieni duro allora, cuore; così almeno vivi.
("Il pugno" di Derek Walcott)


Una poesia d'amore così forte da far alzare il pugno per spaccare l'aria vorrebbe essere il mio modo di guardare al nuovo anno. L'autore di Omeros, un poema epico dove Derek Walcott ha trasposto l'Odissea nella misera quotidianità del posto dove è nato, l'isola di Santa Lucia, continua a parlarci.
Tieni duro allora, cuore; così almeno vivi.
Con gli occhi di Derek Walcott, che guardano lontano anche se non vedono più, gli auguri per un 2018 pieno di vita.
Susanna

(qualcosa di rosso)








venerdì 29 dicembre 2017

i Tre Magi


Pare che il Paradiso sia il presente
con i suoi comunque e i pressappoco; e infatti
anche questo tuo malandare
manda chiarore.

Ora ascolti la palla che rimbomba contro un muro
e mentre il naso ti cola - roba da bambini -
vai gorgogliando qualche suono oscuro.
Però numerosi sono gli strati del pensare
e sai riconoscere almeno la grandezza
di quel trapassato polverone,
quell'allungare il ritmo, il mantenere
l'andatura degli anni; e adesso

come soldato di ossa sull'attenti
saluti tanti volti che furono rispettabili.
custodi di notizie seppellite (quante
te ne racconteranno con un soffio!) Certo 
la questione rimane irrisolta, ma fantastica
ti si prospetta la schiera dei defunti.

Si spera in nuova storia, nuove doglie.
("Pare che il Paradiso" di Tiziano Rossi


Ogni anno, l'anno trascorso pare un vecchio moribondo che cede il passo tremulo a quello che arriva baldanzoso.Con questo blog, giorno dopo giorno - ecco che torna il tempo che passa - scopro di amare molto i poeti milanesi, la cosiddetta Linea lombarda. Sereni, Raboni, De Angelis e anche Orelli, e Pusterla che non c'entra ma un pochino sì, e il poeta scelto per oggi, Tiziano Rossi. 
I dettagli, le ombre, i muri e le strade di passaggio, i percorsi verso interni borghesi. Vicende dimesse, sfondi familiari che mi colpiscono, ogni volta, e che fanno centro dentro di me che pure sono così lontana da quel sentire per storia, anagrafia, letture... Eppure eppure, sarinagara, direbbe un mitico haijin.
Allora: cosa ci porti di bello, anno nuovo 2018? Tre Magi: Berlusconi, Tajani e Salvini!
Se, come diceva bene il poeta pare che il Paradiso sia il presente, mi tengo stretto questo 29 dicembre fino all'ultimo secondo.


(stellina cometa)