Visualizzazione post con etichetta La storia di Santoka. Mostra tutti i post
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venerdì 9 settembre 2016

Luce mantovana

Sotto la luna
attingo acqua
inondato di luce
(Santōka 1882-1940)

Mantova di sera di sera diventa questo, luce lunare e acqua. Il lago con le ninfeee, i canali, le piazzette poco illuminate. I grilli e i ronzii di insetti lacustri, il gracidio lontano. Spazi e volumi rinascimentali si innestano con gli anni trenta del nostro novecento. Qui, la notte, Mantegna diventa De Chirico. 
Lo spettacolare bagolaro nei pressi di un ponticello che mi fa pensare a chi so io. Dove arriveranno mai le sue radici? 

Del primo pomeriggio radiofonico, mi riporto a casa le scale di una poesia di Patrizia Cavalli. E il guizzo rapinoso dei suoi occhi azzurri sotto il cappello di paglia arancione mentre leggeva. In onda.


(Attingo luce)

giovedì 16 luglio 2015

Erba

Dopotutto
è triste essere soli -
Erba secca
(Santoka 1882-1940)


La proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis, condivisa trasversalmente da 218 parlamentari, continua il suo viaggio per essere approvata (notizia qui). Non mi soffermo sulle esternazioni di un leghista mediatico che si dice favorevole, in risposta, a legalizzare la prostituzione perché il fumo fa male e il sesso no. No. Non mi ci soffermo. 
Come non tengo conto di grugni destrorsi e ipocrite esternazioni, no. Anzi, preferisco rileggere con voi questo post cliccando QUI.
E preferisco pensare al mio adorato Santoka e ai tanti haiku che ha dedicato all'erba. Come giaciglio dove dormire, come orizzonte verde dove perdersi, come microcosmo di fiori e insetti da osservare, come metafora di una vita passata in cammino, andando avanti. Lacerando convenzioni, superando benpensanti, guardando avanti. Come ha fatto questo monaco zen la cui profonda umanità amo ogni tanto raccontarvi qui.
E che mi piace immaginare favorevole all'uso legale di un'erba secca.


(Erba)



giovedì 26 marzo 2015

Ronf

Tutti dormono
sonni profondi
che chiar di luna!
(Santoka 1882-1940)



Dopo ottocento anni un campione di muschio ibernato e recentemente prelevato in Antartide, - e già come inizio della storia non è niente male! - si è risvegliato ed è tornato a vivere la sua normale vita di muschio.
Un ciuffetto verdastro imprigionato per secoli nel cristallo della sua bara di ghiaccio, è stato riconosciuto tra mille nel lucore infinito e "baciato" dalla ricercatrice botanica Nicoletta Cannone presso la base antartica italiana Mario Zucchelli (notizia qui). Raccolto, baciato e riscaldato, il muschio contribuirà, autentico eroe per caso, agli studi sul permafrost e sui cambiamenti climatici dell'ecosistema.

Non dico ottocento anni nel ghiaccio ma una lunga ronfata al caldo mentre fuori continuano a parlare di riforme e di expo, e mentre il pd accusa quelli del pd, me la farei volentieri.


(imbaciabile)








venerdì 26 settembre 2014

La felicità

Cielo d'autunno
quaggiù
San To Ka è felice con te
(Santoka 1882-1940)


La ricerca della felicità è diventata un business miliardario (vedi articolo e cifre QUI).
A proposito di felicità, avete notato l'incremento del numero di intellettuali, alcuni fino a questo momento stimabilissimi, che ora preferiscono surfare sull'onda della manualistica dei sentimenti?
Chi ti insegna ad amare (e ad esser felice), chi ad essere padre, chi madre, chi fratello, chi sorella. Felici.
Chi ti spiega, sornione, tutto sul tradimento e sul perdono. Sempre con lo stesso obiettivo: essere felice. 
Chi, dopo avere avuto una degna carriera accademica, si lancia in consigli sussurrati - sì, sì proprio a te - di strategia amorosa. 
Autori patinati e rassicuranti, stirati di fresco, che spesso prediligono il pubblico femminile al quale si rivolgono ammiccanti come per una seratina a lume di candela con finale, felicemente, a sorpresa. 
Dal retro del volume occhieggia sempre lui, l'autore, immortalato in foto con i soliti pollice, medio e indice in modalità "reggo testa pensosa", e che ci consiglia, banalmente inesorabile, di "metterci in ascolto" di noi stessi.

Evviva lo stropicciato e pulcioso San To Ka che con Kafka, Munro, Roth (e altri) non vogliono indicarci nessuna strada da percorrere e non hanno risposte da darci.



(Natale 1972)




La storia di San To Ka e il significato del nome del monaco zen che mi rende felice? QUI!














lunedì 11 agosto 2014

In viaggio con SANTOKA




La circolarità di un cammino che non ha meta se non il cammino stesso, il vento sempre uguale nei secoli, il rimprovero per il peso di un senso di colpa che diventa universale. 
Oggi per il post dedicato al mio amato Santoka, colui che le regole, non solo poetiche, di certo non le osservava, propongo una pagina dal suo diario:

28 febbraio 1932 
Tutti i giorni brutto tempo; oggi di nuovo a chiedere l'elemosina nella neve.
Forse è troppo dire che qui le strade sono le peggiori di tutto il Giappone, ma sono di sicuro straordinariamente fangose.
Le porte dei negozi infangate, i passanti infangati.
Le suole di gomma dei miei tabi da lavoro affondano e procedere è veramente molto dura.
Però la zona è piena di rivendite di sakè e quindi il suo prezzo è molto basso.
Esattamente il posto per uno come me!
(da "For all my walking"  ed.Columbia University Press. Traduzione dal giapponese di Watson Burton  e mia dall'inglese)

Santoka è il più diseredato dei poeti zen che frequento in questo blog, il più solo e povero, colui che aveva sbagliato tante volte e che ha perso molti treni in vita sua. E colui a cui penso quando vedo un uomo disperato, senza lavoro o un senzacasa. Quando scorgo qualcuno biascicare qualcosa che nessuno capisce e poi si butta in un angolo.
Santoka ci ricorda che la pratica ascetica e, infine, anche la letteratura non sono patinati. Che il buddismo non si pratica dalle 16 alle 21 in una palestra pariolina,  non veste alla moda. È per pochi, spesso mette a disagio e puzza di umanità.
Senza quiete, camminava per chilometri e chilometri su e giù per il Giappone consumando i suoi tabi , i leggeri sandali in paglia dei monaci. Viveva di elemosine e dormiva dove capitava. San-to-ka che significa "alta cima fiammeggiante", a dispetto dl suo nome altisonante dormiva spesso per terra, sotto le stelle e con i grilli. Si ubriacava di sakè per riprendersi dalla fatica esistenziale, dai fallimenti professionali, dalla stanchezza fisica, dalla solitudine. Osservatore delle piccole cose quotidiane come foglie, lucciole, un pugno di riso, una mosca, una pozzanghera, le annotava in forma di haiku sul suo diario.
Nel suo cammino Santoka ci ha lasciato versi toccanti, trasparenti e universali.
Personalità caratterizzata da una tensione psicologica strettamente novecentesca, di colpevolizzazione e fallimento, Santoka scrive nel suo diario che "la fede è l'origine, lo haiku la sua espressione. Per questo devo camminare, camminare, camminare fino a che non arrivo".
E solo leggendo i suoi versi possiamo accompagnarlo.
Ma il viaggio insieme al monaco zen più anarchico e solitario è lungo e, a volte, capita di venire trafitti a tradimento da una voce, da una canzone, da un odore. 

Lucciole ovunque
rieccomi
nel mio villaggio natale.
(Santoka 1882-1940)

Stanchezza, attesa, silenzio, sorpresa, spaesamento, eccitazione.
Vi va di rileggere l'haiku di Santoka, alla luce...delle lucciole?
Stanco dopo tanto camminare, l'inquieto monaco vede il suo villaggio natale, luogo caro ma ostile, che ha lasciato per i suoi pellegrinaggi esistenziali durati più di dieci anni. Conoscendo la complicata biografia di Santoka non è un caso, per me, che l'immagine "villaggio natale", collocata nel terzo ku, sia il kireji (vedi tra etichette a destra) ovvero il luogo poetico di ribaltamento e sorpresa.
È una serata tiepida, estiva, un po' come sarà per noi quella di oggi, San Lorenzo. Tutto intorno i puntini luminosi e intermittenti delle lucciole. 
Lo immagino un po' brillo appoggiato al bastone, con i tabi infangati, il cappello di bambù (kasa) dietro la schiena, la sacca delle elemosine ai piedi, la fiaschetta del saké vuota.

Lo haiku tende sempre la stessa trappola: che ci vuole a comporlo?
A parte tutte le regole rigorosissime che ho cercato di sintetizzare QUI e  il suo "effetto", ovvero quella tensione verso l'infinito, è impossibile spiegarlo.

Appuntamento a venerdì!