lunedì 7 marzo 2016

Anvedi sì' che robba

Com'è strano
anche vivere così!
L'ombra dei fiori
(Issa Kobayashi 1763-1827)



Pausa pranzo. Sole tiepido.
"Sei grandissima! Me posso fa' 'na foto cotté?" 
Un ragazzo col telefonino, due o tre curiosi che fanno capannello intorno a una tipa agghindata come per l'ultimo dell'anno, leopardatamente seduta a uno dei tavolini apparecchiati fuori la grande pasticceria romana, antico crocevia di paparazzi, figuranti, pubblico mercenario, impresari di basso cabotaggio, calciatori imbolsiti, avvocati che andranno a giocare a tennis dopo il supplì. 
Chi è questa, mi chiedo. E dove l'ho vista? Ma, poi, l'ho vista realmente da qualche parte, la conosco?
Sei un'attrice, una comparsa televisiva, una del pubblicodiforum, una exdelgrandefratello, una tronista attempata, una ballerina di nonélarai trenta anni dopo, una dellavitaindiretta, una diunafiction, chi sei mai?
E tu che le chiedi un selfie, chi sei? Dove vivi? Che lavoro fai? A chi invierai la foto che ti stai facendo? Che faccine metterai come commento all'incontro a cui assisto? E perché ti depili le sopracciglia così?

Sopravvive una Roma cotonata da cui sono, nonostante tutto, perversamente sedotta. 

Osservarla in silenzio, possibilmente dal riflesso di una vetrina, è il mio salvavita, il mio kit di sopravvivenza, il mio metadone da bar. 
Scoprirne gli scampoli felliniani sopravvissuti, le strofe di Remo Remotti per sempre nella sua aria primaverile, i graffi anni ottanta di Schifano che, eterni, sbavano vernice è, per me, una droga irrinunciabile.


(vasto assortimento interno)









         

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