giovedì 13 luglio 2017

I Sud del mondo


Un'agave, superba, solitaria,
nel vento il suo morente stelo.

Le braccia degli ulivi stringono il cielo.

Nella piana, tra le stoppie bruciate,
la chiacchiera vespertina delle gazze.

Poi il barbaglio d'una strada bianca,
la macchia, il mare: il grido dell'infanzia,
da un Sud che è incantamento e ferita.
("Verso il Sud" di Antonio Prete)


Mi chiedo quale sia la differenza tra migranti economici e migranti politici quando capita che, da un qualsiasi Sud del mondo, si è costretti a partire per fame e povertà qualsiasi causa abbiano quella fame e quella povertà. Cause politiche? Climatiche? Cosa importa...
I Sud bruciano mentre qualcuno discetta per non perdere voti. O potere. O cemento.

(nel fuoco estivo)

mercoledì 12 luglio 2017

Alberi


Sotto un albero gigante
io e il cane 
inzuppati 
(Santoka 1882-1940)



Santōka e il suo cane riparano sotto un albero. Sono finalmente protetti. Un haiku in memoria di tutti gli alberi bruciati nella campagne messinesi.
Davanti alla mia finestra, ogni giorno, rinnovo il mio dolore piccolo, ma acutissimo, in memoria del "mio" albero fronzuto e paterno, morto perché brutalmente capitozzato un anno fa (cliccando QUI la storia del mio albero).

(Preghiera quotidiana)

martedì 11 luglio 2017

Prova costume


Cola inchiostro dagli angoli della mia bocca.
Non c’è felicità pari alla mia.
Ho mangiato poesia.
La bibliotecaria non crede ai suoi occhi.
Ha gli occhi tristi
e cammina con le mani chiuse nel vestito.
Le poesie sono scomparse.
La luce è fioca.
(...)
(da "Mangiare poesia" di Mark Strand)


Devo proprio mettermi  a dieta. 
Evitare il peso di romanzi inutili, di tutti quei commissari, o di quelle storie da paesello, un po' kitsch e ad alto tasso vecchie tradizioni, e devo eliminare anche i romanzi appena sfornati dalle scuole di scrittura fighette. Pesare gli esordienti, sono sempre troppi, diminuire i "nuoviphiliproth". 
Sì, da subito, da oggi stesso! 
A pranzo ho mangiato poesia.

(chili di troppo)







lunedì 10 luglio 2017

Vacanze fasciste


Calmo, limpido il mare
che prende e dà memoria
e a te darà sopra tutto salute.
Il cielo in qualche zona
ha l’azzurro nutrito dal ferro
delle ortensie sul Ceneri.
“Vieni”, dici, “fa’ il morto,
è così facile”. A me …
che appena il vivo so fare.
(in "Quadernetto del Bagno Sirena" di Giorgio Orelli)


"Sono per lo sterminio", "Ordine pulizia disciplina", "Sono contento di avere gente che ha capito il mio messaggio", "Il 50 per cento della popolazione mondiale è merda e quella roba lì io qui non la voglio!", "Punta Canna l'avete fatto voi, bello come lo vedete!" gracchia un altoparlante.
Siamo allo stabilimento balneare Punta Canna, Chioggia, dove per "canna" credo proprio s'intenda quella del fucile, e la voce è del proprietario (clicca video e notizia QUI).
Ho capito da tempo, ormai è la mia regola aurea, che dove s'invocano ordine, disciplina e pulizia c'è sempre un fascista acquattato, quindi, per esempio, sto ben attenta a chi mi chiede notizie dei cassonetti romani, meglio un'espressione svagata e un tantino ebete che offrire il destro.
A proposito di destro, tornando alla notizia di oggi, tutti qui sono proprio per l'ordine e per la pulizia. Qui allo stabilimento Punta Canna si tifa per le radici e le tradizioni del nostro paese e anche per il lavoro, che sono tutte cose belle, intendiamoci, come lo sarebbero i cassonetti vuoti e profumati, ma se si brandiscono come manganelli assumono un altro significato, questa volta sinistro, e la pulizia diventa etnica e l'argomento di conversazione non è più sulla differenziata.
    
Ma tanto allo stabilimento di Chioggia sono tutti sicuri - la sicurezza prima di tutto! -, mai che mettano qualcosa in discussione! Domande qui non si fanno mica, perché la vita senza domande è molto più bella e le cose tornano tutte!!! 


Calmo, limpido il mare
che prende e dà memoria

Ci si unge di abbronzante, si chatta al telefonino, si organizza la mangiata di pesce della sera, un occhio al figlioletto che sguazza. 
L'acqua a riva è limpida, solo più a largo si tingerà di rosso, che a vederlo sembra proprio sangue, ma noi, noi stiamo qui, ma che ci frega...


(il mondo ideale)

venerdì 7 luglio 2017

Premio Strega


Il sole splende sulla colonna ferma del semaforo,
rimbalza da lunotto a lunotto, i riflessi abbagliano,
le macchine ronfano calme.
Scopre sorrisi, oltre il finestrino, l'allegria
imposta dalle insegne, dei cartelloni.
Tanto simile, tanto adeguata, ai disegni dei lungodegenti
esposti negli ospizi.
Si va tutti insieme, lungo il rettilineo, si è tutti insieme fermi,
tutti insieme soli.
("Sosta" di Pierluigi Cappello)



Cosa di meglio di una passeggiata in mezzo alla natura dopo il bla bla bla e i mumble mumble che aleggiano sul premio letterario testé assegnato, sembra dicano in coro votanti e lettori, cosa mai c'è di meglio?
E cosa mai pacifica di più i vinti e i vincitori, i gruppi editoriali e i piccoli editori, i lettori forti e quelli deboli, mondanità con sobrietà, il mercato con la letteratura  - quella alta e quella bassa - se non un'idea di purezza, ancor meglio se di tipo antico e montanaro? (notizia QUI)
Il gelo, la fatica, la sincerità.
Ma di che umore sarà, oggi, Mauro Corona, mi chiedo da dentro il mio casco rovente, percorrendo, con le ginocchia che premono sulla scocca del motorino, l'amata tangenziale.
Quasi quasi lo invito a scoprire il mondo anche da un finestrino abbassato per il caldo, tra le macchine che ronfano calme.
Quasi quasi... 


(ghiaione urbano)


giovedì 6 luglio 2017

Un attimo


Il sogno segreto
dei corvi di Orvieto
è mettere a morte
i corvi di Orte.


Mi capita ogni volta quando, dal treno, tornando verso Roma, verso casa, vedo Orvieto. 
Dura un attimo, anzi, con l'alta velocità, anche meno. 
Un battito di ciglia e sto lì, a Orvieto; pochi frame tutti mentali e ho una bella casa di campagna, di quelle con l'orto e la distesa di girasoli, le tende che si gonfiano per il vento estivo alle finestre. Le mura della mia casa-di-un-attimo sono belle spesse, è una casa vecchia e quindi molto fresca, era forse dei miei nonni, sul retro ha l'orto e la quercia. La sera ci si mangia, lì sotto l'albero, basta apparecchiare la tavola. Qualche olivo? Sì, sì. E anche il vino, da regalare a qualcuno, se lo vuole. 
Nella casa-di-un-attimo, lo vedo sempre quando ci passo con il treno, sopra una mensola, c'è un vaso di fiori freschi, basta solo coglierli in giardino, grappoletti di rose campagnole, non quelle del fioraio. E' un vaso di  vetro blu. Nell'armadio vestiti leggeri o belli caldi per quando il caminetto-di-un-attimo sarà acceso. 
Dura un attimo la mia casa-di-un-attimo. Il tempo di un treno in corsa, della filastrocca. 
Un attimo di pura felicità.

(dal treno)





lunedì 3 luglio 2017

La poesia di Fantozzi


Un ciliegio grande e bello
disse a un piccolo alberello:
"Sì, sei bravo, hai messo i fiori
coi lor petali a colori,
ma cambiare i fiori in frutti
alberello, non saprai"



Il resto lo conosciamo. Mariangela, appena finisce di recitare la sua poesia di Natale (dedicata alla primavera!), al cospetto dei mega direttori galattici che, se non ricordo male, tra loro e solo tra loro, si erano appena scambiati come doni natalizi panettoni d'oro e pietre preziose, viene derisa e chiamata "Cita" (video qui)Suo padre, l'impiegato Fantozzi, in un rigurgito di dignità, tenterà qualcosa che finirà, come sempre, malissimo. 
Paolo Villaggio, con Luciano Salce, hanno descritto una Roma grigio cemento, amara e malmostosa, e davanti a quei palazzoni dell'Eur hanno mosso piccoli personaggi che ci sono diventati parenti.
E se, grazie a queste figurine, noi italiani ci rispecchiamo nettamente per quello che siamo, compressi tra burocrazia e soprusi, grazie proprio a noi, i film di Fantozzi, non sentono affatto il tempo che passa, anche dopo quaranta anni.
Riusciamo a rinverdirli ogni giorno a forza, purtroppo, della nostra fantozziana statura.
Rip


("Fantozzi in paradiso")