martedì 16 maggio 2017

Blues italiano


Questa città avrà, mettiamo, dieci milioni di anime,
C’è chi vive in palazzi e chi in topaie,
Ma per noi non c’è posto, mia cara, no non c’è.

Avevamo una patria, e ci pareva bella,
Se guardi sull’atlante è sempre quella:
Adesso non ci andremo, cara, no, non andremo là.
("Blues del profugo" di Wystan Hugh Auden)


Un blues come musica di benvenuto.
Le prime pagine di oggi sono tutte sugli arresti in Calabria per la gestione di un centro di accoglienza. Coinvolta la mafia e don Edoardo Scordio, parroco dal cognome indicativo, se uno ci si mette un attimo, "Scordo Dio" o ancora "Senza cuore". Ad ogni modo, divagazioni onomastiche a parte, per la coppia della poesia di Auden, solo un'accoglienza da lager e, come cibo, il pastone dei maiali. Bene.
Meglio al Nord? Arresti in Lombardia per infiltrazioni mafiose negli ipermercati e - vuoi ridere, il colmo dei colmi - tra i vigilantes del tribunale.(notizia QUI)


(Da Nord a Sud)



lunedì 15 maggio 2017

A Giulia piasce Braian


Quando in un punto del suo giro
un tram che viaggia in senso orario
sfiora per un istante uno di quelli
che viaggia in senso antiorario
anche noi passeggeri
dalle opposte direzioni
capita qualche volta di sfiorarci
con brevi occhiate da cui sbucano
malinconia e stanchezza
e un'ombra, solo un'ombra di pietà
simili a quelle che si scambiano
chi entra al Pini o in Via Pace e chi ne esce
per pratiche attinenti
alla propria o all'altrui sopravvivenza
(Giovanni Raboni)



"A Giulia piasce Braian" sussurra la ragazzetta magra che ho davanti, capelli tirati in una coda storta in testa e zainetto tra le gambe che sembra ancorarla un po' meglio. Un altro scossone del tram e mi precipita per terra, penso.
Il ragazzo accanto a lei sghignazza, i suoi occhi si stringono ancora un poco di più, occhi che vengono da lontano, scommetto tra me e me, forse dalla Thailandia, chissà, e ancora tradiscono la dolcezza romantica di un eroe salgariano  ma con le All Stars bianche ai piedi.
"Je piasce Braian?" e ride, strizzando ancora di più le palpebre e, sempre ridendo passa parola a quello più serio del gruppetto: "A Giulia piasce Braian". L'altro è seduto, impegnatissimo dentro un telefonino, forse comprato dai suoi per Natale, penso. Un super modello smart, un bel po' di sacrifici, penso, per un'offerta imperdibile compresa nel contratto col gestore, sottoscritta  in Italia, un paese diverso, e pagata ristrutturando i muri di case ricche - 'na fatica! - però così mandiamo anche le foto ai nonni che stanno in Romania. Alza finalmente gli occhi azzurri dallo schermo, capelli biondi rasati ai lati e ciuffo verticale.  
Gli altri due continuano a parlare fitto fitto caracollando ad ogni frenata in sincronia perfetta, lei, pelle cappuccino, tira per le tasche il giubbotto di lui - Braian! - scritto così alla romana, mi dispiace e non correggetemi perché non importa come si scrive in questa storia da tram, dove non succede nulla, ci si sfiora e basta. Eccolo, lui è Braian. Altissimo, il più alto filippino del mondo, penso.
Il mio micro ONU viaggiante ha anche il suo inno contro il razzismo, penso, e fa: 
"A Giulia piasce Braian - A Giulia piasce Braian - A Giulia piasce Braian - A Giulia piasce Braian"

E quando scendo, le pratiche attinenti alla propria o all'altrui sopravvivenza mi sembrano tutte più facili.

(in giro)





   

sabato 13 maggio 2017

Regalino

Qua e là
ondeggia nel vento
una farfalla
(Shiki 1867-1902)


Oggi vi faccio un piccolo regalo. Questo haiku di Shiki, autore che riusciva a "fotografare" con la poesia momenti che diventavano universali, immaginatelo dentro a un pacchetto e con un fiocco colorato.
E usatelo come volete, regalatelo a qualcuno. È lieve e forte, di acciaio e di piuma e tante altre cose ancora...


(Nel vento)



venerdì 12 maggio 2017

Quando faccio la spesa

Si parla 
del prezzo delle mele
prese in mano
(Hino Sojo 1901-1956)


- E lei, signora, quale banco di frutta sceglie? Dove vendono la verdura più buona e non sono ladri? E dove compra i suoi vestiti, e la carne? E, mi dica, mi dica, in che ristorante va? E il prezzo delle mele?
Se qualcuno mi ponesse queste domande - nessuno l'ha mai fatto!!! - risponderei con la mia regola aurea: vado nei posti che mi piacciono. Il criterio che seguo per preferire un esercizio all'altro è molto pragmatico, molto razionale, tipico da me: l'empatia.

Banco di frutta e verdura: se quelli che individuo come i padroni, trattano bene i ragazzi extracomunitari che vi lavorano, è un banco dove si scherza tra un chilo di carciofi e due etti di ricotta, e abbonda la complicità e non lo schiavismo... È il mio.
Ristoranti, pizzeria e parrucchiere: poche chiacchiere e ricevuta fiscale? Vado lì.
Articoli per la casa, ferramenta: sorridono a chi entra? Una lampadina, grazie.
Macellaio: non ha al collo una catenina con croce uncinata? Due bistecche.
Bar: non ci sono slot machine? Cappuccino e cornetto, grazie!!!
Non risparmierò, non prenderò i prodotti migliori ma a me va benissimo così.


(Tappetino bellino)



giovedì 11 maggio 2017

Rom-a brucia



Da qui si doveva cominciare: il cielo.
Finestra senza davanzale, telai, vetri.
Un'apertura e nulla più,
ma spalancata.
Non devo attendere una notte serena

nè alzare la testa,
per osservare il cielo.
L'ho dietro di me, sotto mano e sulle palpebre.
Il cielo mi avvolge ermeticamente
e mi solleva dal basso
(da "Il cielo" di Wislawa Szymborska)


Una poesia che sa di aria. 
Sarebbe doloso l'incendio in cui hanno perso la vita tre sorelline rom che vivevano in un camper parcheggiato su viale della Primavera a Roma. 
Ho sottolineato alcune parole che, isolate, suonerebbero diverse. Un trucco inutile per cambiare l'epilogo di questa storia, per forzare il destino di Elizabeth, Angelica e Francesca.(notizia QUI)

La figura del rom rappresenta l'inavvicinabile, l'oscuro, l'ingestibile. 
Sono la nostra ombra, il nostro specchio deformante, i rom rappresentano quello che non vorremmo mai essere, le unghie sporche e i denti d'oro che non vorremmo mai avere.
La cultura rom richiede una sospensione del giudizio, se non ci sforziamo in questa direzione vincerà sempre il degrado, il razzismo e la paura. 
Da qui si doveva cominciare: il cielo.
Il cielo mi avvolge ermeticamente
e mi solleva dal basso

(campo)






mercoledì 10 maggio 2017

Nei Boschi


Il sole del mattino -
scintillando si leva
su boschi di brina
(Iida Dakotsu 1885-1962)


Come in una favola. 
Il giornalista dai modi da principe, stesso ciuffo aureo e occhi pervinca, si addentra nei misteri dei Boschi (notizia QUI)


(Il Reame)







lunedì 8 maggio 2017

Ecce homo


Lascia, se la tua fronte piano sanguina,
le remote leggende
e il presagio oscuro del volo.

Tu che vai con passi taciti nella notte
carica di grappoli purpurei
levi piú belle nell’azzurro le braccia.
(Da "Al ragazzo Elis" di Rainer Maria Rilke)




"È solo un parere il mio, solo un punto di vista, solo un'opinione" 
"Che le loro donne siano capaci solo di prostituirsi? Ovvio. Si sa."
"Le ONG non me la contano giusta per niente, a me"
Numeri, cifre, dati? Non ci servono, anzi ci annoiano e poi, ci piace avere ragione.
Le insinuazioni come armi di distruzione. Le armi più gentili che esistano.

Come avessi uno zoom gigante, stringo il campo. 
Stringo, stringo ancora. 
Laggiù, qualcosa per terra. Stringo ancora sul piccolo dettaglio.
Un cappellino da baseball, di quelli con la visiera che apparteneva a un ragazzo della Sierra Leone morto, durante la traversata in mare aperto, per essersi rifiutato di privarsene. Lo scafista gli ha tirato un colpo di pistola e ciao. (leggi QUI)
Chissà, forse quel cappello era il suo portafortuna, il regalo di una persona amata, di sua madre o di sua sorella troppo lontane e di cui forse non riceveva più notizie da un po', chissà. O forse il ragazzo della Sierra Leone amava il suo berretto per come gli stava e basta, e faceva il fico. Chi non si sente fico a ventuno anni? Anche se ne hai viste di tutti i colori.
"Ehi tu, Ragazzo della Sierra Leone, tu, sì, tu, cosa porti con te in Europa, cosa possiedi, quali sono i tuoi averi?"
"Ho questo cappellino. E lo lancerò in aria e lo riprenderò al volo, in un giorno di sole. Ci sarà tanta gente intorno, sugli spalti, tutti accalcati intorno a me, ma tutti felici. E lo farò andare in alto di nuovo, e lo riprenderò, perché io amo la vita, la amo così tanto che un giorno mi sono addirittura imbarcato su un gommone scalcagnato per arrivare fin qui. Sono scappato, ho attraversato il deserto e poi eccomi qui, via mare. Io che non sapevo nuotare, figurati. Eccomi qui."
Ecce homo.

Dietro lo zoom, dietro quel mirino, c'eravamo tutti.


(cappellini)