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martedì 7 maggio 2019

Salone del Libro


Se un vento adesso
porta ombre cattive
parole di turbamento
tu cancella l'arsura
dammi da mangiare
dalla tua voce
un pane di parole intese
dentro le misure del silenzio
oggi che siamo 
disabitati.
(da "Le giovani parole" di Mariangela Gualtieri)


Se vado al Salone? Come ogni anno, come ogni giorno. Cosa c'è mai di diverso? Ogni giorno, e da anni, da quando sono nata, esco da casa e attraverso la mia città. E i manifesti sul muro, e le svastiche, gli "ancora vive" e i "camerata, presente!" di vernice nera, eterni, e leggo i giornali con le notizie di ragazzi che ce rubbeno er lavoro pestati a sangue, di barboni accesi con un cerino, e di colori della pelle, ancora-col-colore-della-pelleee. E vado avanti. E mi ritrovo, in metropolitana o in mezzo alla tifoseria incarognita del dopo partita o eccitata dal pre, a guardare tatuaggi cattivi su bicipiti istoriati, su colli tozzi da vene gonfie. E vado avanti. La resistenza a tutto questo non è eclatante o schizzinosa, è dare rilevanza a un ragazzo di Torre Maura o a uno che sfila a Napoli contro la camorra, è partecipazione. È esserci, guardarsi, ascoltarsi dentro le misure del silenzio


(Salone del libro)




giovedì 12 maggio 2016

Lingotto

Ho del riso
dei libri
e persino del tabacco
(Santoka 1882-1940)


Quelli come Santoka, a cui bastano poche cose nella vita, sono quasi tutti qui al Salone del Libro. Posso dire di conoscerli uno per uno e che mi piacciono tutti? So che si aggireranno in cerca dello stand di questa o quella casa editrice, affolleranno gli incontri con l'autore, sbricioleranno un pezzo di panino sulla maglietta, lo zainetto da cui esce la bottiglietta d'acqua e che non si chiude, giacca a vento annodata ai fianchi. Sono persone interessate, civili, quelle che non ti fregano in fila. Una popolazione possibile di un'Italia possibile che sembra essere racchiusa tutta qui, che si è data appuntamento in questi giorni al Lingotto di Torino. 
Sì, posso proprio dire che conosco ognuno di loro. 

È ancora presto e il Salone deve ancora ufficialmente iniziare, ma non per me. 

Sono già dentro il Lingotto, l'ex fabbrica sede di questo grande incontro tra tutti noi, dove ancora le antiche fatiche se ci pensi un attimo riesci a immaginarle, ecco la linea, senti il clangore, la pista per le automobili da provare, basta alzare lo sguardo e vedi le sue eleganti volute di architettura industrial vanvitelliana, gli uffici, le entrate, le uscite, i dialetti mischiati e urlati come per lo sciopero, stasera si va a ballare che mi piaci, qualcuno mi sostituisce che mi fa male, mi manca la sicilia, la calabria, mi manca casa, oggi è il suo compleanno e sono qui.
Ascolta.

Fra poco si apre, si comincia, attaccherà il solito brulichio sonoro. Ho dei libri, caro Santoka, e amo i luoghi che mi parlano come quello dove sono adesso. Porto con me questo piccolo saggio di Handke per un incontro dove sono invitata. Ho in borsa anche "L'architettura della città" di Aldo Rossi , "Al giardino ancora non l'ho detto" di Pia Pera, "Il posto" di Ernaux.  Sono luoghi da "sentire" e non da visitare. 
Un po' come questo dove sono, dove siamo noi.


(Il mio luogo tranquillo)








giovedì 10 maggio 2018

Salone del Libro 2018


Tra il mio pollice e l’indice
sta la comoda penna, salda come una rivoltella.
Sotto la finestra, un suono chiaro e graffiante
all’affondare della vanga nel terreno ghiaioso:
è mio padre che scava. Guardo dabbasso
finché la sua schiena piegata tra le aiuole
non si china e si rialza come vent’anni fa
ritmicamente tra i solchi di patate
dove andava scavando.

Con lo stivale tozzo accoccolato sulla staffa, il manico
contro l’interno del ginocchio sollevato con fermezza,
sradicava alte cime e affondava la lama splendente
per dissotterrare le patate novelle che noi raccoglievamo
amandone tra le mani la fresca durezza.
Il mio vecchio potrebbe impugnare una vanga presso Dio,
proprio come il suo vecchio.

Mio nonno estraeva più torba in un giorno
di qualsiasi altro uomo su, alla palude Toner.
Una volta gli portai del latte in una bottiglia
turata alla meglio con un pezzo di carta. Si raddrizzò
e lo bevve, poi subito riprese a lavorare
intaccando e dividendo, mentre con piote
sulle spalle andava sempre più a fondo
in cerca di buona torba. Scavando.

L’odore freddo dei solchi di patate, il tonfo
e lo schiaffo dell’umida torba, i tagli netti di una lama
tra le radici vive si destano nella mia memoria.
Ma non ho una vanga per succedere a uomini come loro.
Tra il mio pollice e l’indice
sta comoda la penna. Scaverò con quella.
("Scavando" di Seamus Heaney)

Sono già dentro il Lingotto, l'ex fabbrica Fiat, dove ancora le antiche fatiche se ci pensi un attimo riesci a immaginarle, ecco la linea, senti il clangore, la pista per le automobili da provare, basta alzare lo sguardo e vedi le sue eleganti volute di architettura industrial vanvitelliana, gli uffici, le entrate, le uscite, i dialetti mischiati e urlati come per lo sciopero, stasera si va a ballare che mi piaci, qualcuno mi sostituisce che mi fa male, mi manca la sicilia, la calabria, mi manca casa, oggi è il suo compleanno e sono qui.

Post-it dal Salone:
- A Fahrenheit oggi pomeriggio Dario Voltolini leggerà qualcosa da Pacific Palisades, che bello. 
- La poesia di Seamus Heaney c'entra con "Lealtà" di Letizia Pezzali che ha scritto un libro di quelli che mi piacciono, di quelli con una "cosa" dentro e non dettati dal mercato delle passeggiate in montagna, di paesi incantati ma distopici, un po' romanzi storici, un po' fantasy e un po' pruriginosi e un po' da premio.
- Andare a caccia dell'ultimo libro di Philippe Forest, pubblicato da una piccola casa editrice.
- Collegare i nomi sulle mail alle facce di tutti gli uffici stampa che mi hanno contattato in questi giorni. 

(Dietro le quinte)


venerdì 9 maggio 2014

E dentro gli occhi

E dentro gli occhi
formiche formiche formiche
formiche formiche

(Kakio Tomizawa 1902-1962)


Nel  Paese dove si legge poco, anzi, sempre meno, e dove scrivono tutti, la vita del "lettore" è veramente molto difficile. 
Il "lettore" è arrivato (ovvio) anche al Salone del Libro. Lo vedo aggirarsi tra gli stand delle case editrici, andare su e giù nei lunghi corridoi ex FIAT del Lingotto addobbati per l'occasione per i nuovi operai della lettura. Lo osservo. E' in fila ovunque. Per l'incontro, per l'autografo, per il bagno. 
Ma cosa  gli succede??? Lo vedo così così...

E' dura per il "lettore" districarsi in questa marea di titoli, è dura individuare dove si nasconda la letteratura!



(Salone con tappeto)

Eccolo lì! Lo vedete? Ohhh... Ci si è accasciato tra un cartonato di Cracco e un plastico della location dell'ultima saga di "GothamFurore". Tra le mani tremanti, serra sdraiato l'ultima uscita in vetta alla classifiche: "Mio figlio spiegato a mio figlio scritto con mio figlio".
Spazio! Dategli aria! Dagli occhi sgranati a spirale vede solo formiche, formiche e formiche.

Giace a miei piedi tramortito da psicoanalisti scrittori, cantanti scrittori, poliziotti scrittori, giornalisti scrittori, calciatori scrittori, politici scrittori, psicoanalisti scrittori, filosofi scrittori, cuochi scrittori, comici scrittori, magistrati scrittori, ricercati scrittori, affaristi scrittori, ex-grassi scrittori, preti scrittori...



lunedì 16 maggio 2016

Lista completa

Ho del riso
dei libri
e persino del tabacco
(Santōka 1882-1940)


Scrivo dal treno mentre al Lingotto di Torino si stanno spegnendo le luci sul Salone di quest'anno. Ultimo giorno. Operai come termiti si aggireranno, minuscoli e frenetici, tra stand da smontare, scaffali da impilare, casse da riempire e ogni pezzetto sarà rimosso.
Il mio trolley è pesantissimo, sembra carico di uranio, altro che monaco zen in viaggio con quelle due cose da portare, me lo sono trascinato stancamente e ora giace, incastrato e gonfio, tra i due sedili del vagone.
Devo completare la lista di cose da tenere a mente di questo Salone. Aggiungo alla precedente: 
- la postazione piena di schermi ed io che li impallavo sempre
- il profumo di lavanda che Michelangelo Pistoletto mi ha spruzzato sul polso
- il caminetto "imperiale" del Circolo della Stampa
- Augias che basta che parla ed è Augias
- l'affetto degli ascoltatori
- Repetti & Cesari dove la "e" commerciale sta per molto di più
- i poeti...
- Antonietta Pastore che mi parla di Akutagawa
- la ridarella a fine serata con Marino 
- Ascoltare Galimberti\Lipperini con Cirri
- una mousse troppo minuscola 
- i "briciopolli" che cercano un posto in scaletta

Anche queste altre cosette:

- i "ciaociao" con persone che ritrovo ogni anno 
- i "ciao come sto" e mai come stai tu
- i non-saluti di persone troppo prese da sé
- i passo dopo, i come stai, i che mi dici, i passi da noi, i non puoi mancare, i ci vediamo 
- i biscotti di Rosanna e le marmellate di Gilda
- un robot che si muoveva autonomamente e un ragazzo in sedia a rotelle che lo guardava 
- questa foto fattami da Roberto. Solo un asoltatore di Radio3 può capire tutto così bene

(Grazie!)

mercoledì 7 dicembre 2016

TV rock

Questo mondo
è simile all'eco
che risuona
e poi svanisce
nell'atmosfera
(Ryōkan 1758-1831)

Se trasmetteva qualcosa che non gli andava a genio, Elvis Presley sparava alla tv. Succedeva laggiù a Graceland, Tennessee, nel suo salone dalla moquette pelosa chiamato "Jungle room". Bang, sparava. E l'apparecchio, forato al centro come nei migliori cartoon, è devotamente conservato nel museo dedicato al divo del rock.
Non ho né il ciuffo né porto d'armi, ho solo il telecomando.

E schivo bersani-travaglio-damilano-travaglio-salvini-travaglio-gelmini (ripeto) gelmini- carfagna (sì) carfagna-d'alema-floris-formigli-vespa-travaglio-grillinivari-gasparri-scaaansi- gasparri-gasparri-travaglio-scaaaansi che fanno, con autorevolezza, sensibilità e amor di patria, il punto della situazione. Telecomando in mano, cambio.

E mi butto così su Mika che pare abbia una casa dove vanno un sacco di persone amikedimika, micamie, ma ci trovo anche io un'amica: Patrizia Cavalli la poetessa. Che come sempre volava e rimava, lieve e salda sulla terra, con la giacca verde e il suo foulard di seta.
Eleganza, bellezza. Poesia.
Però finisce, mika può durare tutta la sera, mi dico, e cambio canale.
E mi attacco ai canali di tipo istruttivo (foche, leoni, quanti, biografie, guerre) e becco la storia dei Clash e del suo leader Joe Strummer. Una volta, racconta lui stesso, vide in tv, in un servizio del telegiornale ben inquadrata, sulla bomba pronta a sganciarsi sull'Iraq, la scritta "Rock the casbah", titolo della sua canzone più famosa. E pianse. E svalvolò. Moltissimo, come raccontava il documentario di ieri.
L'ho capito ancora una volta. Amo il rock. Le canzoni, come il mondo per Ryōkan, son come fiori che poi svaniscono.


(Piccolo spazio pubblicità)









giovedì 2 aprile 2015

Mistero

Luna e fiori:
incomprensibile
questo mondo!
(Issa 1763-1827)




Cambio di passo sulle norme giudiziarie per il reato di falso in bilancio. Ripristinato con vigore un reato che Berlusconi aveva contribuito a depenalizzare (notizia qui).
Ma il post di oggi divaga un po': sequestrati dalla polizia libri antichi per un valore immenso. A chi? A Marcello Dellutri. Quanti? Ventimila volumi (notizia qui).

Cosa mai ci avrà fatto Marcello Dellutri con tutti quei libri che voluttuosamente ha collezionato per anni, sottraendoli da chiese e biblioteche? Hanno arricchito forse il suo vocabolario? Hanno contribuito forse ad affinare il suo pensiero? Avrà trovato qualche risposta ai suoi dubbi esistenziali dentro quelle pagine riccamente miniate? Si sarà, con passione, speso in lunghe discussioni filologiche, critiche, minuziosissime, con il suo caro amico di una vita?
Che mistero alcune esistenze! E non solo per le accuse, per il malaffare, per l'arresto o la latitanza. 
L'oscuro Dellutri e la sua stravagante ossessione: i libri.
Incomprensile questo mondo!

(Roma. Salone del Libro)

martedì 30 maggio 2017

Firma copie


Parole – vetri
che infedelmente
rispecchiate il mio cielo –
di voi pensai
dopo il tramonto
in una oscura strada
quando sui ciotoli una vetrata cadde
ed i frantumi a lungo
sparsero in terra lume –
(Riflessi di Antonia Pozzi)



La penna sarà pure da qualche parte e le persone in fila sorridono. Finalmente a tu per tu con lo scrittore preferito. 
Sulla prima pagina, quella bianca, scriverà la data con il luogo dove si trovano adesso. Distogliere lo sguardo. Il resto sarà meglio leggerlo più tardi, da soli. 
Volano particelle luminose di trepidazione, di imbarazzo, come piccole dichiarazioni di amore, nell'attimo in cui il libro ritorna tra le mani di chi lo ha scritto.
Leggo il labiale: "Sa, il suo libro è bellissimo", "Mi ha molto aiutato in un periodo difficile", "Anch'io so bene di cosa parla nel suo romanzo". 
Leggo l'orgoglio e il il pudore.
Intorno, i ragazzi con la maglietta "staff" si affannano a far sgombrare la sala, i tecnici arrotolano i cavi dell'audio, due bambini giocano a rincorrersi tra le sedie ormai libere. 
Ma il gruppetto firma-copie resiste, sembra proteggere il suo scrittore.
Non sento quello che dicono, sono troppo lontana. 
Raccolgo i minuscoli frantumi di vite lasciati sparsi, che luccicano ancora per aria. E li conservo.


(un salone del libro)




mercoledì 7 maggio 2014

#GomorraLaSerie

Senza far rumore,
nella pianta di riso,
s'insinua il bruco.
(Ransetsu 1654-1707)


Eccone un altro! Dopo l'hashtag "suorcristina"su Twitter appare questo: #GomorraLaSerie.
Hashtag anche sponsorizzato. Ora, che le preferenze si sponsorizzino meriterebbe riflessioni a parte, ma fermiamoci su questo richiamo on line: Gomorra La Serie.

Sul Venerdì di qualche settimana fa il regista della serie "Gomorra", tratta ovviamente dal grande libro di Roberto Saviano, la definisce "girato come Miami Vice ma ambientato a Scampia" e, guarda un po', il prodotto di cui parla, è stato venduto in trenta paesi.


(#)

Quei camorristi che Saviano ci ha fatto coraggiosamente vedere, sui quali ha puntato il dito della letteratura che da quel momento ha cambiato il suo corso, quei camorristi di cui Matteo Garrone ci ha svelato dettagli impressi nel nostro immaginario, ora sono in posa. 

Ecco come un esempio ovunque celebrato della cosiddetta letteratura di denuncia, una volta assimilato dalla macchina produttiva del mercato, diventa mero intrattenimento televisivo. Ecco come il bruco si insinua senza rumore.

Allora tutti in posa per questo neo-romanzocriminale non anni '70 ma drammaticamente in essere! Colorati stile instagram, total-fashion, dolcegabbanizzati, belli e ibridi tra Sopranos e Disney. Tutti in posa! Brandizzati. 
E oppiacei.

...............

PS
A proposito di libri, domani DAILYHAIKU è in trasferta a Torino per il Salone. Ci saranno haiku e novità. Mi seguirete?

lunedì 19 maggio 2014

Campagna elettorale

Le parole dei bugiardi
arrossiscono; invece le cifre
di uno statistico sono spudorate
(W.A. Auden 1907-1973)




Nei giorni di campagna elettorale un bel motto da tenere presente durante il cicaleccio di fondo.
Tre versi di Wystan Hugh Auden grande poeta inglese, che ha usato spesso la forma haiku per comporre shorts, poesie brevissime, e si è frequentemente cimentato con alliterazioni e musicalità molto giapponesi. Tornando dal Salone del Libro, oltre l'influenza, mi sono portata a casa "Il vizio dell'arte" di Alan Bennett, edito da Adelphi, ove il brillante drammaturgo inglese ritrae l'autore di "Grazie, nebbia" come un esimio...rompiscatole.



Ma a parte l'oggettiva grandezza poetica - che ovviamente qui Bennett gli riconosce - a me diverte questo ribaltamento: chi mai poteva solo immaginare  l'immenso Auden, così umanamente rompipalle??? 
A proposito, datevi un'occhiata alle foto in rete di Auden. Vi apparirà un gigante un po' stropicciato, e non un efebico biondino!


Ridimensionando e riportando tutto alla mia modesta altezza, i miei dietro le quinte, avendo a che fare con scrittori e giornalisti, avrebbero molto da raccontare. 

Quasi quasi... No. Non lo faccio. 

(Sono quiiiii. Dietro le quinteeeeee!)












venerdì 15 maggio 2015

Api

Con uno scricchiolìo
la mantide si mangia
la testa dell'ape
(Yamaguchi Seishi 1901-1994) 




Camminando nell'alveare del Salone del Libro vedo da sempre api laboriose. 
Editori e addetti dietro gli stand che parlano, trattano, convincono. Lettori e scrittori che vanno su e giù, fotografi e blogger frenetici, giornalisti serafici, editori trepidanti. Tutto sembra uguale nel tempo, fermo. Ma...

Chissà come, dopo tanti anni, ero riuscita a comprenderla questa benedetta mappa dell'editoria italiana! I suoi gruppi, con proprie caratteristiche ben definite, poi i nomi dei direttori, infine i sottogruppi. E le specifiche caratteristiche che rendevano ogni edizione diversa dall'altra, le collane dalle linee chiare e diversificate. Il cambiamento del 2005 del Gruppo Gems...
Si respira qualcosa che rischia di confondermi senza rimedio.

La Mondadori, società presieduta da Marina Berlusconi, figlia di un uomo politico che poco ama far parlare di sé, e guidata da Ernesto Mauri, è pronta. 
In un sol boccone inghiottirà il gruppo Rizzoli dando vita a un colosso con il 40% di quota  (e l'antitrust?) del mercato totale. Se l'affare andrà in porto chi frequenta le librerie deve sapere che sotto un unico marchione (Mondarizzo? Rizzori? Mondazzoli? Rizmond? ci penserà il marketing) ci saranno Einaudi, Sperling & Kupfer, Harlequin, Piemme, Electa, Rizzoli, Bompiani, Adelphi, Marsilio, Sonzogno, Skira, Lizard, Sansoni e Fabbri. Tutti insieme, stesso pacchetto con fiocco. 
Il resto del mercato rimarrà al gruppo Gems (Garzanti, Longanesi, Guanda, Salani, Bollati Boringhieri, Chiarelettere), poi Feltrinelli, Laterza e Sellerio. E ai piccoli editori. 


L'alveare è in subbuglio. La mantide con la sua ombra lunga fa saltare le certezze. E questo clima produce seri fraintendimenti come mitizzare le piccole case editrici solo perché "piccole" prescindendo da cosa pubblicano e demonizzare le grandi, il fiorire di cataloghi dove è possibile tutto e il contrario di tutto e infine, emblema dell'incertezza generale, bravi fumettisti, ascoltati e recensiti, come fossero Dostoevskij.

(Alveare, api)




giovedì 11 giugno 2015

Sera

Sera:
tra i fiori si spengono
rintocchi di campana
(Bashō 1644-1694)



Ieri è stata per il mondo letterario la sera della cinquina del premio Strega. Il micro universo dei libri si è stipato a casa Bellonci che formicolava dell'annuale trepidazione di scrittori, editori, giornalisti e uffici stampa. È questo il piccolo universo che un po' conosco e che ogni tanto frequento, persone che incontro ai festival, ai saloni dei libri, nelle trasmissioni di Radio3... (QUI i nomi).

Una decina di anni fa, a Torino, in una lontana serata organizzata da Feltrinelli in occasione del Salone del Libro, ebbi l'occasione di conoscere l'intellettuale Khaled Fouad Allam, di cui proprio ieri sera ho appreso la scomparsa così, casualmente. Era una serata afosa come quella di ieri. Era una festa e quindi si cenava e si ballava come in tutte le feste.
Non ci tengo a ricordare qui la sua figura di intellettuale, anche controversa, in molti lo faranno molto meglio di me. O elencare tutti i suoi interventi a Fahrenheit sul mondo islamico.
Per me sarà sempre quello strano ballerino che nonostante la notevole stazza sembrava leggerissimo, la cui bella voce dall'accento francese avrebbe salvato le scalette più complicate dei programmi radiofonici in cui l'avrei invitato negli anni seguenti. 
Un intellettuale dalla personalità complessa di cui avrei detto: sempre sorridente e cordiale ma con lo sguardo come "altrove". Un eccentrico? Forse. 
Per me rimane scolpito mentre contava passi e tempo (sia-mo i watu-ssi, sia-mo i watu-ssi) braccia ondeggianti, e ancheggiava al ritmo di non so più cos'altro, con serietà e classe innata come solo gli arabi possono permettersi senza timore di essere ridicoli.

L'ho saputo ieri sera, così, e mi è dispiaciuto molto.


(Sera romana)







mercoledì 13 maggio 2015

Buona colazione!

Splendente trasparenza
nel sole:
il mio cibo riso bollito
(Santoka 1882-1940)



Santoka sì che era un grande! È il mio maestro ideale (altro che riforme scolastiche e polemiche varie sugli invalsi) sempre pronto a indicarmi qualcosa, in controluce, che non sono in grado di vedere da sola. Maestro dallo sguardo lungo e profondo!
Ecco, oggi il suo riso bollito mi fa guardare alla mia colazione, in assoluto il momento che amo di più della mia giornata, con più attenzione. 
La tazza fuma, i biscotti sono croccanti, il sole splende, stiamo tutti abbastanza bene, mi aspetta il viaggio verso il Salone del Libro - trasferta torinese a cui sono affezionatissima e motivo di incontri e scoperte - faccio un lavoro interessante che mi riserva sempre sorprese, la trasmissione su Dante è quasi pronta...
Insomma vedo piccole cose grandi cose che "sono" la mia vita di questo periodo, e Santoka che me le mostra. Una dopo l'altra.


(Nel sole)



lunedì 28 settembre 2015

Cicala 1

Sembra risuonino 
anche le campane
frinire di cicale
(Basho 1644-1694)




Da oggi, approfittando di un piccolo periodo di vacanza che mi sono presa, pubblico tre puntate di una storia.  
Sembra finta, inventata, vi avverto. Ma è successo tutto proprio così. Quale kigo più giusto di frinire di cicale per un'estate ormai definitivamente conclusa? E per chi, come me, che ancora vuole godersela un po'? Sono in giro, cicalando, per una settimana di vacanza che festeggio con questo ricordo in tre puntate (fino a mercoledì). 
La storia riguarda una cicala, anzi parte proprio da una cicala. 

Una dozzina di anni fa finiva un periodo faticoso, una di quelle onde anomale che ogni tanto travolgono la vita. Ma mi sentivo meglio, rifiorivo piano piano e passeggiando per il centro metto gli occhi su una spilletta che mi guardava da una vetrina. Cosa da poco, ma proprio la "mia" spilla. Era una cicala di plastica, vecchiotta, anni sessanta. Basso il prezzo e su di me fascino immediato. Entro, compro e attacco al bavero. In un attimo. E in attimo la eleggo mia porta fortuna ufficiale.
Passano gli anni, alti e bassi, solitissime cose che capitano a tutti, arriviamo a maggio 2014. Ricordo bene la data perché tornavo dal Salone del Libro di Torino. In treno. Caldo di primavera inoltrata, trolley, giacche, giornali e libri, mi siedo, mi alzo, metto la presa per iphone, insomma... la cicala si stacca dal abvero e la perdo. Me ne accorgo a casa e in un flash la rivedo per terra, credo anche di aver risentito mentalmente il suo toc sul pavimento del treno. 
E va bene. E'' andata cosi'. Pazienza. 
Una mattina di domenica, ma di un anno dopo, siamo a maggio di questo 2015, e dodici anni dopo l'acquisto, mi sveglio con il pensiero di andare al mercatino di piccolo antiquariato di piazza Augusto Imperatore a Roma. Fin qui niente di strano. Ma se dicessi che l'idea che mi fa scendere dal letto è quella di poter ritrovare la spilla-cicala? 

(prima parte)



(Una domenica)



sabato 14 maggio 2016

Lista

Ho del riso
dei libri
e persino del tabacco
(Santoka 1882-1940)

Ho sempre con me l'haiku di Santoka e me ne vado in giro per il Salone del Libro di Torino raccogliendo cose che rimarrebbero qui.
Il riso l'ho sostituito con il cioccolato, i libri non mancano e, visto che non ne uso,
al posto del tabacco una lista di appunti, piccoli dettagli, leggeri come fumo, che altrimenti perderei:

- la postazione piena di schermi ed io che li impallavo sempre
- il profumo di lavanda che Michelangelo Pistoletto mi ha spruzzato sul polso
- il caminetto "imperiale" del Circolo della Stampa
- Augias che basta che parla ed è Augias
- l'affetto degli ascoltatori
- Repetti & Cesari dove la "e" commerciale sta per molto di più
- i poeti...
- Antonietta Pastore che mi parla di Akutagawa
- la ridarella a fine serata con Marino 
- Ascoltare Galimberti\Lipperini con Cirri
- una mousse troppo minuscola 
- i "ciao come sto" che cerco di evitare
- i "briciopolli" che cercano un posto in scaletta


(Radio2 in ascolto di Radio3)






giovedì 8 maggio 2014

Mentre una donna

Mentre una donna
sbuccia una pesca bianca
l'amica piange.
(Momoko Kuroda 1938)


Quando alcuni mi blaterano di quote rosa e, in modo dolciastro, nei fatti non mi rispettano, quando alcune brandiscono la frase "io come donna" (QUI) e le giornaliste-anche-scrittrici dialogano in forma di romanzo (aiutooo!) con il figlio sull' "essere madre". Quando non mi sento rappresentata e sono solo a disagio, quando i neo femminismi glam mi avviliscono e le vetero femministe mi assalgono, quando tutti mi "spiegano" femminilità, maternità, sterilità, infertilità... prego.

Prego le mie tre "sante": l'artista EMMA DANTE (link) e ora è a Milano con il suo Le sorelle Macaluso, la poetessa  MOMOKO KURODA (link) e la scrittrice Alice Munro.






A chi gira per il Salone del Libro di Torino segnalo "L'autore invisibile" ciclo di incontri con i traduttori. Domani alle 16.30 quello con Susanna Basso voce italiana, sensibile e raffinata, di quel genio totale di Alice Munro. Scrittrice capace di raccontare i turbamenti di un'adolescente o i problemi di una vecchia in un modo che non è di genere, escludente o partigiano. È solo grandioso.

giovedì 18 maggio 2017

Pasticceria fa rima con...


Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.

Signore e signorine -
le dita senza guanto -
scelgon la pasta. Quanto
ritornano bambine!

Perché nïun le veda,
volgon le spalle, in fretta,
sollevan la veletta,
divorano la preda.

C'è quella che s'informa
pensosa della scelta;
quella che toglie svelta,
né cura tinta e forma.

L'una, pur mentre inghiotte,
già pensa al dopo, al poi;
e domina i vassoi
con le pupille ghiotte.

un'altra - il dolce crebbe -
muove le disperate
bianchissime al giulebbe
dita confetturate!

Un'altra, con bell'arte,
sugge la punta estrema:
invano! ché la crema
esce dall'altra parte!

L'una, senz'abbadare
a giovine che adocchi,
divora in pace. Gli occhi
altra solleva, e pare

sugga, in supremo annunzio,
non crema e cioccolatte,
ma superliquefatte
parole del D'Annunzio.

Fra questi aromi acuti,
strani, commisti troppo
di cedro, di sciroppo,
di creme, di velluti,


di essenze parigine,
di mammole, di chiome:
oh! le signore come
ritornano bambine!

Perché non m'è concesso -
o legge inopportuna! -
il farmivi da presso,
baciarvi ad una ad una,

o belle bocche intatte
di giovani signore,
baciarvi nel sapore
di crema e cioccolatte?

Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.
("Le golose" di Guido Gozzano



Va bene. Lo so. Torino vuol dire libro, salone e incontri letterari. Eppure, a me, sa di confetterie
Gianduiotti, bicerin, mousse vellutate che si sciolgono in bocca. 
Di vetrine tirate a lucido tra l'ottone che le incornicia, di stucchi neoclassici come riccioli di creme dai nomi francesi, di carta da parati color meringa lisa un pochino nell'angolo, come una sbriciolatura. Vecchie voliere e foto seppiate, specchi grigi con le macchie e sedioline imbottite. 
Torino mi sa di vaniglia. Di biscotti al burro nelle scatole di latta.
La cioccolata in tazza, i vassoi d'argento con le alzatine che traboccano piccole squisitezze in perfetto equilibrio, mi attendono.
Libreria fa rima con... pasticceria, ora che ci penso. 


(pagina d'autore)






domenica 9 ottobre 2016

Una domenica

Sembra risuonino 
anche le campane
frinire di cicale

(Bashō 1644-1694)



Una dozzina di anni fa finiva un periodo faticoso, una di quelle onde anomale che ogni tanto travolgono la vita ma mi sentivo meglio, rifiorivo piano piano. Passeggiando per il centro metto gli occhi su una spilletta che mi guardava da una vetrina. Cosa da poco, ma era proprio la "mia" spilla. Una cicala di plastica, vecchiotta, anni sessanta. Fascino immediato a prezzo contenuto. 
In un attimo entro, compro e attacco al bavero. E in attimo la eleggo mio portafortuna ufficiale.
Passano gli anni, alti e bassi, solitissime cose che capitano a tutti, arriviamo a maggio 2014. Ricordo bene la data perché tornavo dal Salone del Libro di Torino in treno. Caldo di primavera inoltrata, trolley, giacche, giornali e libri, mi siedo, mi alzo, metto la presa per iphone, insomma... la cicala si stacca e la perdo. Me ne accorgo a casa e in un flash la rivedo per terra, credo anche di aver risentito mentalmente il suo toc sul pavimento del treno. 
E va bene, pensavo, è andata cosi'. Pazienza. 
Una mattina di domenica, ma di un anno dopo, siamo a maggio del 2015, e dodici anni dopo quell'acquisto, mi sveglio con il pensiero di andare al mercatino di piccolo antiquariato di piazza Augusto Imperatore a Roma. Fin qui niente di strano. Ma se dicessi che l'idea che mi fa scendere dal letto è quella di poter ritrovare la spilla-cicala? 

Inizio il mio giro tra le bancarelle, sbircio, soppeso, osservo e ripongo oggetti e oggettini, "Avete spille vecchiotte, magari a forma di insetto?"  
"E questa le piace?" 
Mi mostra un cicalone bruttissimo, stilizzato, e poi non era "quella" spilla, io volevo la "mia" cicala. Continuo ad aggirarmi per il mercatino quando vedo un signore elegantissimo con le ghette, un completo lilla, i capelli grigi raccolti in un codino, intento nella scelta di alcune cartoline. Luigi Ontani, grande artista, grande tableau vivant di se stesso. Sontuosamente perfetto in ogni dettaglio.
"Belle le cartoline che guarda, maestro. E molto divertente scegliere qualcosa al suo fianco"
"Conosce l'arte?" mi  chiede.
"Mmmm. Tutta tutta direi di no, ma il suo lavoro sì. Che piacere conoscerla!" Stava pure guardando vecchie cartoline giapponesi...
E iniziamo a chiacchierare su India, mercatini e carte fatte a mano. 
Dalla sua sporta di seta - Ontani può girare solo con una una sporta di seta profumata di incenso - tira fuori un suo piccolo quaderno di artista. Ci scrive su una dedica con un pennarellone d'oro, anche lui custodito nella sporta di cui sopra, e me lo porge.
Prendo il librino, confusa e felicissima. È una minuscola antologia delle
sue foto famose dove lui posa in varie fogge e sulla cui copertina mi ha scritto, ghirigorando, "susanna" e "arte". 
In giro la domenica mattina per un mercatino di antiquariato con Luigi Ontani, uno dei più grandi artisti contemporanei
E pensavo a un sacco di cose. Al lavoro su se stesso lungo tutta una vita, modello, ispiratore e soggetto stesso della sua arte. A quanto sia sofisticato e semplice insieme, conturbante e ironico. Osservavo da vicino il suo profilo, i capelli ora bianchi e raccolti che rimarranno, grazie al gesto artistico, lunghi e bruni come quelli di un giovane san Sebastiano di Guido Reni. 
Questo artista un po' Shiva, un po' Genji principe splendente e un po' Pinocchio, capace di trasformare cartapesta, vetro e legno in pietre preziose e rendere una maschera persona e persona una maschera. Un bell'incontro, non ci sono dubbi. 

Tornando verso il motorino mi ripetevo quanto è bella Roma la domenica mattina, e quanto è bello viverci e che, alla fine, questi incontri, ma dove sono mai possibili se non qui?
"Desidera qualcosa?" mi chiede una signora da dietro un piccolo stand tremolante di mille chincaglierie.
"Solo un'occhiata, grazie"
E che vedo? In mezzo a tante spille, la "mia" cicala. Ovviamente di un altro colore, più marroncina e meno verde, ma era "quella". 




mercoledì 17 maggio 2017

Io sono quello che leggo


Il tempo è un fiume che mi trascina,
ma sono io quel fiume;
è una tigre che mi divora,
ma sono io quella tigre;
è un fuoco che mi consuma,
ma sono io quel fuoco.
Il mondo, disgraziatamente, è reale;
io, disgraziatamente, sono Borges.
("Il tempo" di J.L. Borges)


Sono in partenza. Borsa con golf se poi ho freddo, scarpe comode per la mattina, più alte, almeno per la sera, appunti, telefonino, ipad. Biglietto, preso. Libri da leggere in treno? Pure. Un altro festival di parole e persone, un altro salone in cui aggirarsi e che si squadernerà ai miei occhi con tutti i suoi stand e i suoi scaffali come un gigantesco pop up. Infiniti corridoi di libri da percorrere con le scarpe di cui sopra. Sono in assetto giusto: vispa, carica e con sorriso a serramanico, quello pronto da sfoderare con chi non ricordo bene chi è. Ah, se esistesse un file nel cervello dove incasellare, come in un agenda, chi caspita sei, che lo so che ci conosciamo e che ci siamo visti recentemente... Uno scrittore, un ufficio stampa, un editore, un temibile addetto ai lavori che lo dovrei sapere il tuo nome e anche dove lavori, che fai, eppure... Dimmelo tu, fammi capire qualcosa, dammi un indizio mentre io vado di sorriso.
Libri. Scrittori. Lettori.
Torniamo a Borges. Un gioco di specchi che sembra rappresentare il lettore nell'atto della lettura che nel colpo di scena finale diventa l'autore. Anzi, è Borges nel momento preciso dell'immedesimazione con il Borges della poesia. 
Personaggio, autore e lettore.
Semplifichiamo ora a nostra misura: noi siamo quello che leggiamo. 
Siamo fatti di libri. Noi siamo quello che leggiamo.
Siamo lettura fatta di carne e sangue, siamo quel fuoco, quel tempo che scorre come un fiume, siamo noi a mettere, nelle parole di un altro, il nostro vissuto. 
E da algido o cerebrale che sembrava, il gioco, a sorpresa, diventa puro godimento, puro calore.
Sono io quel fuoco.

(Io)