Se un vento adesso
porta ombre cattive
parole di turbamento
tu cancella l'arsura
dammi da mangiare
dalla tua voce
un pane di parole intese
dentro le misure del silenzio
oggi che siamo
disabitati.
(da "Le giovani parole" di Mariangela Gualtieri)
Se vado al Salone? Come ogni anno, come ogni giorno. Cosa c'è mai di diverso? Ogni giorno, e da anni, da quando sono nata, esco da casa e attraverso la mia città. E i manifesti sul muro, e le svastiche, gli "ancora vive" e i "camerata, presente!" di vernice nera, eterni, e leggo i giornali con le notizie di ragazzi che ce rubbeno er lavoro pestati a sangue, di barboni accesi con un cerino, e di colori della pelle, ancora-col-colore-della-pelleee. E vado avanti. E mi ritrovo, in metropolitana o in mezzo alla tifoseria incarognita del dopo partita o eccitata dal pre, a guardare tatuaggi cattivi su bicipiti istoriati, su colli tozzi da vene gonfie. E vado avanti. La resistenza a tutto questo non è eclatante o schizzinosa, è dare rilevanza a un ragazzo di Torre Maura o a uno che sfila a Napoli contro la camorra, è partecipazione. È esserci, guardarsi, ascoltarsi dentro le misure del silenzio.
(Salone del libro) |