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venerdì 11 aprile 2014

Il Meridiano Scalfari

Sul tavolo inondato di sole
scrivo una lunga
lunga lettera.
(Santoka 1882-1940)

Grazie a Dio è venerdì e si sta concludendo la settimana di festeggiamenti per i novantanni di Eugenio Scalfari, il giornalista schivo. Già. Nell'ordine: libro biografia venduto con il giornale, intervistona QUI e festona vip al teatro Argentina (leggi Christian Raimo QUI).     
E' evidente che non amando parlare di sé o mettersi in mostra, non sappiamo nulla della sua vita privata.  
Mai che nessuno gli pubblichi, che so, non dico un Meridiano ma neanche una raccoltina delle sue poesie! Mai che riceva mezza telefonata, mai nessuno che gli dedichi un rigo per estorcergli una considerazione qualsiasi sulla politica o sull'amore. Sarà stato sposato? E, ancora più interessante, avrà mai tradito? 
Ma dai! Chi alla sua età si vanterebbe di donne e sesso!? 
E che siamo tutti Berlusconi??? 

Umile monaco zen dell'informazione, continui pure a scrivere "lunghe lunghe lettere" ma rilegga l'opera filosofica dell'unico Suo pari mai esistito l'imperatore Marco Aurelio, ovvero i "Colloqui a se stesso"( e magari li metta in pratica). 




(Tra Saramago e  Schnitzler c'è il Meridiano Scalfari. Edizioni Mondadori euro 60)





mercoledì 4 aprile 2018

La Bocca della Verità



Se per i visionari del plenilunio
quella non è la testa di Oceano
e neanche un chiusino di scolo,
la Bocca della Verità è
forse un sole senescente,
una stella di neutroni.
Alla prova del vero
la leggenda vuole che
vi si infili la mano
lasciandola in pegno,
e qualora s'è mentito
la bocca la divori!
Ma sempre la restituisce,
perché? Le verità soggettive
sono false, non verificabili
le scientifiche, verosimili.
Avete mai visto quella bocca
divorare una teoria?
(La Bocca della Verità di Valentino Zeichen)


Il panorama di Zeichen spesso è quello di Roma. Magico e sfatto. Mitico. 
Oggi allora parliamo di miti, di come è facile produrne e di come ci si possa sentire uno di essi se tutti si inginocchiano al tuo passaggio. E non parlo del papa. O forse anche.
Leggo su Il Post che il quotidiano La Repubblica ha interrotto la collaborazione con Piergiorgio Odifreddi per un suo articolo che, tra le altre cose, sottolineava che Scalfari - sì, colui a cui è stato dedicato un intero Meridiano Mondadori dal titolo "La passione dell'etica" nel 2014 e che, ancora solo ieri sera, diceva la sua, da Floris, una sua dal sapore, appunto, mitico, resa ancora più potente dal fuorionda che inquadrava il grande vecchio, il bastone e poi il braccio dell'amico e quel golf, mi pare fosse beige, a significare "giacca da camera", quella camera  da cui mi sono mosso per voi, per illuminarvi - sottolineava che Scalfari, appunto, si fosse inventato le interviste a Papa Francesco.

(verità romana)


venerdì 28 aprile 2017

Susanna e i vecchioni


E chi potrà più dire
che non ho coraggio, che non vado
fra gli altri e che non mi appassiono?
Ho fatto una fila di quasi
mezz’ora oggi alla posta;
ho percorso tutta la fila passetto
per passetto, ho annusato
gli odori atroci di maschi
di vecchi e anche di donne, ho sentito
mani toccarmi il culo spingermi
il fianco. Ho riconosciuto
la nausea e l’ho lasciata là
dov’era, il mio corpo
si è riempito di sudore, ho sfiorato
una polmonite. Non d’amor di me
si tratta, ma orrore degli altri
dove io mi riconosco.

- Ho capito una cosa, ai giovani preferisco i vecchi, i vecchissimi. Insieme ci sto meglio, più in relax.
- E i ragazzini?
- Non ho la sindrome pedagogica, visto che sono io che cerco di imparare qualcosa. I miei coetanei? Di loro conosco tutto, grazie, frustrazioni comprese.
- E allora i trentenni, baffi a tortiglione e bici ecologica, oppure i quarantenni sulla rampa di lancio. E un po' vegani...
- Lasciamo perdere.

- I sessantenni?
- La generazione che ha soffocato a mazzate di ideologia la mia, quella dei poveri cristi cresciuti con Drive in e poi maturati al sole dell'Italia berlusconiana? Quelli che hanno fatto e disfatto tutto, conosciuto il 68, liberato il 69, protestato nel 77. In viaggio dall'India a Barbiana? Femministi in mio nome? No, grazie. Preferisco i vecchi, anzi i vecchissimi. Calore, gentilezza, esperienza, modestia. Riparo, esempio.
Poi però succede una cosa. Accendo la tv. 

C'è Scalfari, novantenne, intervistato sul mondo. Su "tutto" il mondo. E' acciaio parlante, barba bianca da Omero che sa tutto di tutto di tutto di tutto... dal sesso a Trump, dalla letteratura alle primarie del Pd, vola alto, - lo sguardo accondiscendente da semidio - vive, onorato, nella sua torre eburnea,  irraggiungibile da noi poveracci quaggiù che al massimo siamo capaci di discettare dell'ultima riunione di condominio.
Devo rivedere alcune cose in fatto di compagnie.

(punto di vista)


mercoledì 31 gennaio 2018

Chiamami Gandhi


Il mio canto ha deposto ogni artificio.
Non sfoggia splendide vesti
né ornamenti fastosi:
non farebbero che separarci
l'uno dall'altro, e il loro clamore
coprirebbe quello che sussurri.

La mia vanità di poeta
alla tua vista muore di vergogna.
O sommo poeta,
mi sono seduto ai tuoi piedi.
Voglio rendere semplice e schietta
tutta la mia vita,
come un flauto di canna
che tu possa riempire di musica.


Ieri il mondo intero ha ricordato i settanta anni dalla morte di Gandhi
Il Mahatmaletteralmente "grande anima", il "venerabile", il "maestro", l'uomo che ispirò Martin Luther King e Nelson Mandela. Bapu per milioni di indiani, "papà" in gujarati

Ma torniamo alle cose minuscole, torniamo a noi. Ieri sera Scalfari annuiva benevolo tra la barba bianca a Floris che gli si rivolgeva appellandolo "scrittore, giornalista, filosofo e poeta"  e raggiungendo un sobrio "direttore" come quinto appellativo prima della domanda (alla domanda avevo già cambiato canale). 
Poeta. No, poeta no.

« Impara come se dovessi vivere per sempre. »





  

mercoledì 17 settembre 2014

Duello Giannini/Floris

Fatti l'uno per l'altro,
non litigate-
uccelli migratori.
(Issa 1763-1828)

Dopo aver migrato, l'uno dalla vice direzione di Repubblica l'altro dalla terza rete, Massimo Giannini e Giovanni Floris ieri sera hanno ufficialmente iniziato il duello televisivo degli ascolti.
Placido haiku, lenitivo come Lasonil, che dedico a chi stamattina si è svegliato con il pollice intorpidito dall'uso isterico del telecomando, nello strenuo tentativo di guardare le due trasmissioni insieme. Crozza e Benigni, sigle e studi televisivi, pizzetto e occhiali, Serracchiani e Prodi tutti mischiati nel delirio dello zapping. 
"Non litigate"! "Siete fatti l'uno per l'altro". 
Era così bello...


(Mentre a viale Mazzini contano i telespettatori)


E sull'umile Scalfari, meridiano tra meridiani e guarda caso ospite in studio -dove? quale? a che ora? non lo so!- leggi QUI!!!







giovedì 23 novembre 2017

Lasciare la festa


Era chiaro quando me ne andai dalla festa
che anche a ottant'anni compiuti avevo ancora
un bel corpo. La luna splendeva come suole
in attimi di profonda introspezione. Il vento tratteneva il respiro.
E guarda, avevano lasciato uno specchio appoggiato a un albero.
Assicuratomi d'esser solo, mi tolsi la camicia.
I fiori di yucca annuivano con le testoline bagnate di luna.

Mi sfilai i calzoni e le gazze fecero corona alle sequoie.
Giù nella valle il fiume scrosciante fluiva ancora una volta.
Che strano trovarmi in una selva solo con il mio corpo.
So cosa pensate. Ero come voi una volta. Ma adesso
con tante cose alle spalle, tanti alberi smeraldo, e
campi sbiancati da malerbe, monti e laghi, come non potrei
esser solo me stesso, sogno di carne, d'attimo in attimo?
("Vecchio lascia la festa" di Mark Strand



Ora di cena, tv accesa sul solito talent di opinioni dove vengono ospitati, e microfonati, i soliti giornalisti. 
Nella trasmissione di ieri sera Beppe Severgnini è d'accordo con quanto, in un'altra trasmissione, ha dichiarato Eugenio Scalfari su Berlusconi ovvero che lo preferisce a Di Maio. Severgnini aggiunge, vado a memoria, che preferisce una strada battuta a una "imprevedibile". 
Vorrei soffermarmi su quest'ultima affermazione, non tanto per il risvolto politico più stretto - che non mi interessa analizzare qui - ma per quello che mette in luce. 
Preferire il prevedibile.
Mi sembra l'inno di una casta privilegiata dimentica di tutto (corruzioni, evasioni fiscali, scandali eccetera), che comunica fra simili e che pensa di poter dire qualsiasi cosa in un Paese dove oggi, per esempio, si torna a parlare di politici anni ottanta (e di ottanta anni), lo stesso Paese in cui il termine "rottamare" fu il più grande boomerang mai lanciato in politica.   
Sugli altri canali sfilano i talent dell'altro tipo, quelli col cantante o col cuoco che si esibiscono e poi si commuovono e ringraziano chi li ha fatti arrivare fin lì, di qua con un microfono, di là con una pentola in mano. 
E tutti, come prevedibile, applaudono.


(poche chiacchiere)