lunedì 17 marzo 2014

Farfalle, farfalline e farfallone

Vola una farfalla
sono anch’io
come polvere.
(Issa Kobayashi 1763-1828)


Vicino ai grandi dell'arte contemporanea come Damien Hirst quando dispone farfalle vere come tessere di rosoni iridescenti e sinistri, o come Jan Fabre in questo lavoro, il maestro zen Issa Kobayashi coglie l’aspetto della naturale (e irrimediabile!) caducità delle cose.

La bellezza degli haiku, l’abbiamo detto tante volte, è nella loro incisività. Brevi, trasparenti, illuminanti, semplici, cosmici. Il kigo, vedi QUI e QUI, che Issa ha scelto in questo che propongo oggi, è la farfalla, simbolo della primavera.

Ma il fascino di uno haiku risiede anche nel kireji ovvero in quel drastico ribaltamento concettuale dato nell'ultimo dei tre versi (ku). Qui Issa scrive polvere, elemento naturale eppure così irrimediabilmente brutale, e ci conduce  a riflessioni inaspettate.
Eccoci di colpo lontani dalla rassicurante “gentil farfalletta” annuncio di primavera o da quelle tatuate a go go. O dalle farfalline-gioiello con cui un nostro anziano premier, tra le altre virtù anche farfallone, omaggiava serialmente le sue pudiche donzelle.

Niente di tutto questo. Attraverso la sua poesia, Issa ci sorprende facendoci tornare a quel momento lontano negli anni, ma indelebile nella memoria di ognuno, in cui un adulto ci spiegò che sulle ali delle farfalle c'era una polverina colorata. E che non bisognava toccarla altrimenti morivano!

E noi adesso, come allora, rimaniamo incantati e molto preoccupati. 


(mia)


Una buona settimana piena di cose da cogliere al volo per tutti coloro che subiscono, con me, il fascino di tre ku.  

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