mercoledì 5 febbraio 2014

La radio e il suo sogno



Spunta dalla radio
una canzone di quando
stavo diventando grande
(Santoka 1882-1940) 



Cosa c'entra Taneda Santoka con Philip Roth? Nulla, direte. Lo scrittore americano a cui tanti nel mondo guardano con devozione da anni, in effetti, non ha molto in comune con il nostro monaco zen.  
Eppure... Quando, alla fine degli anni trenta, Roth era un bambino piccolo a Newark, e Santoka camminava e camminava lungo tutto il Giappone anche diretto verso la fine della propria esistenza mondana, la radio era quanto di piu' forte, energetico, affascinante e misterioso per entrambi.

Tutti i libri di Roth sono pieni di citazioni di canzonette di quegli anni, gli anni della sua giovinezza, e costituiscono la colonna sonora, anche radiofonica, del sogno americano dello Svedese, di Bucky di Nemesi, di Coleman de La macchia umana o di Nathan de La lezione di anatomia.

In epigrafe di Pastorale americana si legge questo:




E le note così orecchiabili di Dream unite alla semplicità delle parole, ci riportano subito a quel mito americano zuccheroso e spensierato, forte e rassicurante che Philip Roth infrange spudoratamente in ogni suo romanzo. 

Ascoltiamo Dream insieme. Dalla radio. "Quella" radio. Qui:

Dream di Johnny Mercer




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