sabato 11 gennaio 2014

Berlusconi si candida alle europee???


Il suo inchiostro spruzzato
un calamaro morto
con la bassa marea.
(Masaoka Shiki 1867-02)







(Foto dalla rete di Masaoka Shiki)
                                               


Nel nostro tempo occidentale, dove tutto è permesso e le regole sembrano fatte per essere aggirate, appare maestosa un’altra misconosciuta figura: Masaoka Tsunemori.
Si fa chiamare Shiki, cioè "cuculo", l’uccello che secondo la tradizione giapponese canta finché muore. A undici anni scrive il suo primo poema e a quattordici anni fonda un gruppo poetico.
Si diploma, lascia gli studi universitari e rinuncia alla borsa di studio. Si consacra agli haiku, compone varie raccolte, fonderà la rivista letteraria “Il cuculo”.
Nel 1894, già malato, è corrispondente per il suo giornale della guerra cino-giapponese.
Al contrario di  Matsuo Basho, suo amatissimo maestro e grande camminatore e  di Santoka, Shiki  potrà camminare poco.     
La sua breve esistenza, morì a trentacinqueanni,  può misurarsi in pochi tatami, quelli della stanza dove era costretto a letto.
E in quello spazio angusto, povero e solitario, compone in forma di haiku la sua lotta contro il male e la sua voglia di vivere, il suo addio alla vita e la sua rabbia.
Nello stretto rispetto delle regole poetiche dello haiku e servitore di un’ideale precisione nella composizione da lui stesso canonizzata, occupandosi in chiave moderna dell’esistenza umana, Shiki ci porta in un mondo struggente, raffinato, disperato.  
E cadenzato da ore sempre uguali, come in questi tre haiku che vi propongo:

Alle quattro i corvi
alle cinque i passeri
dalla notte d’estate il giorno spunta

Dopo aver ucciso la mosca

un momento di pace
nella piccola camera

La lampada della camera vicina
si è accesa anch’essa
notte fredda

Forte come un guerriero, Shiki era figlio di un samurai, conosce la rinuncia e la solitudine.



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